Una nuova tassa europea sulle grandi aziende

Una nuova tassa europea sulle grandi aziende


A rendere ancora più urgente la ricerca di nuove entrate è il servizio del debito contratto durante la pandemia, che complica significativamente l’architettura finanziaria europea. L’Ue ha infatti emesso obbligazioni comuni per 750 miliardi di euro attraverso il programma NextGenerationEU per sostenere la ripresa economica post-Covid, e dal 2028 l’Unione dovrà iniziare a rimborsare questi prestiti, richiedendo tra 25 e 30 miliardi di euro all’anno. Per questo motivo, secondo i piani della Commissione, gli stati membri dovrebbero riscuotere la Core per conto dell’Ue, introducendo le leggi necessarie per garantirne il pagamento e prevedendo sanzioni in caso di mancato versamento. Secondo Bruxelles, questa tassa — insieme ad altri prelievi europei già previsti o in fase di introduzione, come il sistema di scambio delle quote di emissione (Ets), il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (Cbam), le accise sui prodotti del tabacco e un contributo sui rifiuti elettronici non raccolti — dovrebbe coprire una parte significativa dei nuovi impegni finanziari dell’Unione.

Le resistenze nazionali e le complessità istituzionali

Tuttavia, le reazioni dei governi nazionali alla proposta di tassazione aziendale sono state immediate critiche. Tra i più dubbiosi ci sono in particolare paesi come Paesi Bassi, Irlanda e Lussemburgoche si oppongono fermamente a questa nuova tassa perché hanno costruito la propria competitività fiscale offrendo alle multinazionali aliquote ridotte e regimi tributari vantaggiosi per attrarre investimenti. Questi stati temono che un’imposizione europea possa scoraggiare la localizzazione delle sedi legali e delle attività economiche nei loro territori, erodendo così un vantaggio competitivo sviluppato attraverso decenni di Dumping Fiscale, ossia la pratica di utilizzare tasse basse per attrarre investimenti a scapito di altri paesi.

Ma anche la Germania ha definito inaccettabile l’intero pacchetto di incrementi del budget europeo, inclusa la nuova imposizione aziendale. Un portavoce della cancelleria tedesca ha sottolineato come sia inappropriato aumentare il carico fiscale mentre tutti gli stati membri stanno implementando politiche di consolidamento fiscale per ridurre i deficit pubblici nei propri bilanci nazionali. La Germania è infatti il principale contributore netto del bilancio europeo e ospita molte delle più grandi corporations che ricadrebbero nell’ambito della Core. Tutte queste opposizioni rendono particolarmente complesso il processo di approvazione della tassa, che richiederebbe l’unanimità dei 27 stati membri nel Consiglio dell’Unione europea, l’istituzione che rappresenta i governi nazionali. Questo significa che basterebbe il veto di un singolo paese per bloccare l’intera proposta.



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