Attualmente, la maggior parte degli imballaggi impiegati dalle industrie è monouso e realizzata con materiali plastici derivati da fonti non rinnovabili (petrolio greggio). Solo il 9% di questi materiali viene poi riciclato; moltissimi rifiuti finiscono piuttosto nell’ambiente, dove impiegano centinaia di anni prima di decomporsi. Nel mare arrivano addirittura a formarsi cumuli galleggianti di plastica ("Patch di immondizia")impressionanti a vedersi. Ma forse ancora più preoccupante è quello che non vediamo, ovvero le micro e nano-plastiche che vengono ingerite o inalate da esseri umani e animali e che si trovano letteralmente ovunque, secondo recenti studi. Studi che però dicono poco sugli effetti a lungo termine sulla salute, essendo i dati a disposizione ancora limitati.
I rifiuti plastici che più spesso si accumulano nell’ambiente sono i sacchetti di plasticaquelli che si trovano nella maggior parte dei negozi al dettaglio. Osservando questo, alcuni ricercatori della South Dakota State University hanno provato a sviluppare delle alternative compostabili… dai tralci della vite.
Perché proprio la vite? Be’, perché è ricca di cellulosa, e l’idea è proprio quella di realizzare delle borse di cellulosaun materiale molto resistente (ci facciamo già la carta e i vestiti) e "verde" per definizione.