Privacy a rischio: conversazioni AI finite sul web | Tutti i dettagli

Privacy a rischio: conversazioni AI finite sul web | Tutti i dettagli



La promessa implicita di riservatezza che molti associano agli assistenti virtuali non è stata rispettata da Grok, il chatbot sviluppato da xAI, la società di Elon Musk. Secondo un’inchiesta di Forbespiù di 370.000 conversazioni con l’assistente sono comparse pubblicamente sul sito ufficiale della piattaformada dove sono state poi indicizzate dai motori di ricerca e rese accessibili a chiunque. Non si tratta soltanto di semplici scambi di messaggi: anche documenti caricati dagli utenti, comprese foto, fogli di calcolo e altri file, sono risultati visibili sul web.

Il meccanismo che ha portato a questa esposizione sembra legato al pulsante “condividi” presente nelle chat. Una volta premuto, la conversazione viene trasformata in un URL univoco ospitato sui server di Grok. Il problema, spiegano i giornalisti, è che questi link non restano privati ma entrano automaticamente nell’indicizzazione dei motori di ricerca, trasformando un’opzione pensata per inviare uno scambio a pochi conoscenti in una pubblicazione di fatto aperta a chiunque. A peggiorare la situazione, non compare alcun avviso chiaro per l’utente: non è immediatamente specificato che la chat diventerà di dominio pubblico.

Nel testo dei Termini di servizio si legge che l’utente concede a xAI un diritto “irrevocabile e mondiale” di utilizzare, copiare e persino pubblicare i contenuti caricati. Una clausola che, alla luce degli ultimi sviluppi, mette in discussione quanto realmente consapevoli siano gli utenti delle conseguenze delle proprie azioni online.


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