Ma un giorno tutto cambia. Sofia, che ha scoperto che il marito Helmut l’ha tradita con una studentessa, sale in macchina con i figli Olga e Tommaso e si presenta a casa sua. Non ha un lavoro, tanto meno una casa dove andare e si piazza lì, distruggendo di colpo i suoi equilibri.Il Professore si ritrova senza un vero letto, privo di uno studio e della sua libreria, e viene cooptato a fare da baby-sitter quasi a tempo pieno dei due nipotinimentre il domestico – insofferente per la presenza in particolare di Tommaso che gioca a pallone in casa e ha un talento distruttivo non da poco – lo abbandona lasciandogli pure l’incombenza di pulire.
Intanto, Helmut, pentito e deciso a riconquistare la moglie oltre a chiedergli di intercedere, si avventura in un pellegrinaggio a piedi dalla Germania a Roma e di passaggio tra i boschi fa amicizia con un lupo che diventa il suo compagno di viaggio fino alla meta finale (E i lupi, come i cani – fa notare il Professore – «fanno pelo»).
Lui Come ti muovi sbagli del titolo riassume la filosofia del protagonista che ha scelto l’immobilismo come strategia di difesa, gli eventi che abbiamo raccontato lo costringeranno alla resa alla vita, al disordine e persino all’amore. Un’evoluzione che è scontata e prevedibile fin dall’inizio, eppure la grazia con la quale Gianni Di Gregorio racconta le sue storie è unica e rende questo film assolutamente delizioso come i precedenti da lui scritti diretti e interpretati.
A cominciare dal suo debutto maturo con Pranzo di Ferragosto del 2008per il quale aveva vinto il Leone del futuro – Premio Venezia Opera Prima Luigi De Laurentiis e un David di Donatello miglior regista esordiente. Fino ad allora, infatti, Di Gregorio, nonostante un diploma in regia e recitazione, aveva lavorato nel cinema come sceneggiatore e assistente alla regia. In particolare con Matteo Garrone, con il quale aveva collaborato a film come L’Imbalsamatore e a Gomorracon il ruolo di co-sceneggiatore.