Euro digitale, le grandi battaglie per realizzarlo. Dalle regole per pagare alle sfide tecnologiche

Euro digitale, le grandi battaglie per realizzarlo. Dalle regole per pagare alle sfide tecnologiche


In totale 137 tra nazioni e unioni monetarieche valgono pressappoco il 98% del prodotto interno lordo globale, stanno esplorando il ricorso a una valuta digitale di banca centrale. Quattro volte tanto quelle all’opera nel 2020. E la metà si può considerare in una fase avanzata. L’Unione europea e il suo euro digitale sono tra queste.

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Come sarà l’euro digitale

Per quanto accomunate dall’etichetta di Cbdc, queste valute non sono tutte uguali. L’euro digitale, per esempio, è stato progettato per essere una moneta digitale da mettere nello smartphone delle persone, per scambiarsi denaro o effettuare pagamenti quotidiani (dalla spesa a una multa) con la stessa omogeneità con cui usiamo l’euro in forma di moneta o banconota.

Per intenderci, se oggi viaggio in uno dei 20 paesi dell’eurozona (quelli che hanno adottato l’euro), so che le mie banconote saranno accettate ovunque per comprare un panino o un biglietto dei mezzi pubblici. Anche quando paghiamo con la carta o con una app, tutto fila liscio, ma spesso il nostro denaro deve passare attraverso varie mani virtuali prima di approdare in quelle del cassiere. Sono i circuiti di pagamentoreti di società che regolano le transazioni.

Nell’eurozona ce ne sono molti, ma solo sette paesi su venti ne hanno di nazionali, come l’italiana Bancomat. Nel 65% dei pagamenti elettronici, calcola la Bce, la gestione passa attraverso i due colossi del settore, Visa e Mastercard, entrambe aziende statunitensi. Così come nel caso dei pagamenti via app (che oggi rappresentano il 10% delle transazioni commerciali), dietro ai quali ci sono decine di infrastrutture.

Attraverso l’euro digitale la Bce mira a riprendersi un pezzo di questo lavoro. “Noi come Eurosistema in generale sosteniamo un panorama di pagamenti che sia diversificato e competitivo – spiega Agnoletti -. Il nostro obiettivo ultimo è di garantire che il denaro di banca centrale rimanga sempre un’opzione, tanto per i pagamenti fisici che per quelli digitali, superando gli ostacoli che hanno portato all’attuale frammentazione del mercato dei pagamenti al dettaglio in Europa. Noi crediamo che le soluzioni del settore privato continueranno, e dovranno continuare, a far parte di questo panorama. Il nostro lavoro prevede la necessità di intermediari qualificati che permettano la distribuzione e l’utilizzo dell’euro digitale“.

Non solo. Già nel 2019 il Centro per la ricerca nella politica economica riconosceva come un euro digitale avrebbe ridotto la dipendenza dal dollaro per i pagamenti internazionali e coltivato un concorrente dalle spalle larghe nell’arena globale delle valute di riferimento.

Come useremo l’euro digitale

Al momento c’è tanta teoria intorno alla futura moneta comune digitale, ma anni di test e di discussioni accese hanno iniziato a tracciare i contorni del progetto. Come spiega a Cablato un imprenditore del settore, che da tempo bazzica intorno al dossier, chi distribuirà l’euro digitale dovrà garantire alcuni servizi basici per ogni cittadino. Assicurati a ciascuno e senza costi aggiuntivi.



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