Per Metsola, lo sport è un linguaggio universale che unisce i cittadini europei e rafforza il senso di appartenenza comune. “Quando una nazionale europea vince – ha detto sorridendo – esultiamo tutti. È la dimostrazione che l’identità europea può vivere anche nello sport”. Nella sua visione, le Olimpiadi e Paralimpiadi non sono solo un evento sportivo, ma un’occasione per investire in infrastrutture, accessibilità e coesione sociale. Un invito a considerare lo sport come parte integrante delle politiche pubbliche europee.
Ma per Malagò “l’Europa non ha fatto nulla“
Il tono è cambiato quando Giovanni Malagòpresidente della fondazione Milano Cortina 2026, ha preso la parola. “L’Europa è orgogliosissima che le Olimpiadi si svolgano qui, ma non hanno fatto niente. Nessuno ha fatto niente. Sarei felice che questo venisse riferito alla presidente Metsola”. Poi ha continuato: “Non c’è stato un voto di supporto, non c’è stato un euro di supporto e noi abbiamo delle precise esigenze di bilancio. Mancano 105 giorni e ci servono tutti per completare i lavori necessari”.
Le parole di Malagò hanno gelato per un istante la sala. Non un attacco personale, ma un richiamo all’urgenza di passare dalla retorica ai fatti. La politica, ha fatto intendere, non può limitarsi a celebrare i Giochi: deve sostenerli concretamente, con fondi, decisioni e responsabilità. “Non dimentichiamoci dell’evento, iniziamo già da oggi a essere costruttivi sui trasporti, l’ambiente, le montagne e gli altri settori che ne hanno un forte bisogno”.
Le voci degli atleti e il tema dell’uguaglianza
“Giocare è un diritto di tutti e lo sport è una forma di libertà che non esclude nessuno”, ha detto Giulia Ghiretti, campionessa paralimpica di nuoto. E in effetti sul tema dell’uguaglianza le Olimpiadi 2026 hanno già vinto una medaglia. Secondo quanto riportato da Diana Bianchedichief strategy officer della Fondazione Milano-Cortina 2026, “i Giochi invernali 2026 saranno quelli con il miglior equilibrio di genere della storia”, si parla infatti del 47% di atlete presentianche se non è un fatto di “quote ma di talenti e opportunità”. Sempre Bianchedi ha posto l’accento sull’eredità che le Olimpiadi devono lasciare, oltre le medaglie: infrastrutture accessibili, mentalità aperta, coesione sociale. “Il nostro valore non è solo nelle medaglie che portiamo al collo, ma in ciò che lasciamo dopo“, ha dichiarato l’ex pattinatrice e ora presidente della commissione atleti del Coni Valentina Marchei.
Parole che hanno dato forma sia al messaggio di Metsola che a quello di Malagò. Da un lato la visione ideale della presidente europea, che vede nello sport un motore di unità e cittadinanza. Dall’altro, il richiamo concreto di Malagò, che chiede meno retorica e più impegno reale. Le due voci non si sono contraddette, ma completate. Una ha offerto la cornice, l’altra ha ricordato che una cornice serve solo se contiene un quadro solido. Tra le due prospettive si gioca la vera sfida di Milano Cortina 2026: non solo organizzare un evento impeccabilema lasciare un’eredità europea, sociale e culturale duratura.
