L’estinzione dei Neanderthal potrebbe essere dovuta a un’incompatibilità genetica con Homo sapiens, secondo un nuovo studio

L’estinzione dei Neanderthal potrebbe essere dovuta a un’incompatibilità genetica con Homo sapiens, secondo un nuovo studio


Si torna a parlare dell’estinzione dei Neanderthal. Un tema su cui da tempo i ricercatori cercano di far luce. Le ipotesi sul perché, circa 40 mila anni fa, questa popolazione si estinse sono diverse (e ne abbiamo parlato più volte). C’è chi crede che le ridotte dimensioni della popolazione, abbinati ad eventi di mortalità eccezionali, abbiano minato la capacità riproduttiva fino a impedirne la sopravvivenza. Anche a causa dell’isolamento di alcune popolazioni. Chi ha ipotizzato che dietro la loro scomparsa si celi un cambiamento del magnetismo terrestre e relativo aumento della radiazione ultravioletta cui, complice una genetica particolarmente suscettibile, non avrebbero retto. E poi c’è chi punta il dito, più specificatamente, su una genetica sfavorevole e sull’incrocio con la nostra specie, che avrebbe gravato sulle loro possibilità di sopravvivenza.

Un nuovo studio sull’estinzione dei Neanderthal

Proprio di questo si parla ancora oggi, in seguito all’uscita di un nuovo studio – per ora solo in preprint, disponibile su bioRxiv – che ripone al centro delle discussioni appunto l’incompatibilità tra Neanderthal e Sapiens (oltra al non trascurabile effetto dovuto alle popolazioni di ridotte dimensioni, ancora una volta). Piccolissimo recap: le due specie di ominidi si sono incrociatie di questi incroci portiamo le testimonianze nel nostro dna, almeno nelle popolazioni euroasiatiche. Ma questi incroci tra le due specie, come già ipotizzato in passato, potrebbero aver portato a generare individui sterili o capaci di concepire ma con difficoltà a portare a termine una gravidanza. Gli autori del nuovo studio ipotizzano che dietro l’estinzione dei Neanderthal ci fosse proprio questo, e nello specifico un’incompatibilità tra madre e feto nella progenie ibrida, riconducibile a una specifica variante genetica.

Tutto questo, favorendo un declino demograficoha contribuito all’estinzione dei Neanderthalcui certamente – riconoscono gli autori – parteciparono anche altri fattoriquali la competizione diretta delle due specie. Quest’ultimo aspetto – vale a dire il concorso di diversi aspetti all’estinzione dei Neanderthal – è sostenuto da diversi esperti, come riporta il Nuovo scienziato. Tra questi Sally Wasef, esperta di paleogenetica alla Queensland University of Technology di Brisbane, che interpellata dal giornale ha dichiarato: “Considererei questa scoperta come un tassello del puzzle piuttosto che come l’intera storia. È probabile che l’effetto sia modesto e si aggiunga ad altre pressioni ecologiche e sociali”. Ciò detto, ecco di cosa parliamo più in dettaglio.

Estinzione dei Neanderthal: un gene sotto i riflettori

Il gene – con le varianti associate – al centro delle discussioni odierne è Piezo1. Tecnicamente parlando, codifica per un canale ionico – una proteina che fa passare ioni attraverso la membrana cellulare – ed è importante perché regola l’affinità dei globuli rossi per l’ossigeno. Come spiegano gli autori, nei Neanderthal era abbondante una variante di questo gene con una spiccata affinità per l’ossigeno: probabilmente perché, in queste popolazioni, conferiva un vantaggio adattativo durante i periodi di freddo intenso e scarsità di cibo. L’ipotesi è che aiutasse a regolare il metabolismo e la temperatura. Ma questa variante genica ha cominciato a divenire un problema quando – circa 40/50 mila anni fa – i Neanderthal si sono incrociati con gli uomini moderni, spiegano gli esperti. Il problema in particolare si sarebbe manifestato solo in alcuni ibridi: femmine eterozigoti per questo gene (vale a dire portatrici di varianti diverse, una ad alta e una a bassa affinità per l’ossigeno). Ma solo in casi particolari: durante la gravidanzae solo nel caso in cui il feto avesse un assetto genetico diverso (nello specifico avesse solo varianti a ridotta affinità). In questo caso – che gli autori chiamano di mancata corrispondenza madre/feto – l’effetto finale sarebbe stato una scarsa ossigenazione al nascituro, tale da compromettere la gravidanza.

Una barriera riproduttiva dietro l’estinzione dei Neanderthal

Per dimostrare questa ipotesi i ricercatori hanno condotto varie analisi: hanno eseguito test su globuli rossi, studiato l’abbondanza delle varianti genetiche nelle popolazioni moderne e condotto analisi di introgressioneriuscendo a confermare quanto teorizzato. “Un allele che era probabilmente neutro o addirittura adattivo in una popolazione puramente neandertaliana è diventato disadattivo in una popolazione mista – scrivono gli autori – Un simile meccanismo potrebbe spiegare perché molti alleli neandertaliani, in particolare quelli che influenzano la fertilitàsono sorprendentemente rari o assenti negli esseri umani moderni. Per quanto sappiamo, questo è il primo studio a identificare uno specifico mismatch fisiologica materno-fetale (che coinvolge il trasporto di ossigeno) che potrebbe aver agito come barriera riproduttiva tra gli esseri umani arcaici e quelli moderni”. Gli scienziati non escludono che possano esistere altre incompatibilità genetiche che abbiano concorso all’estinzione dei Neanderthal.



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