Intelligenza artificiale, solo un’azienda su otto è pronta

Intelligenza artificiale, solo un’azienda su otto è pronta


Costruire con l’intelligenza artificiale è come innalzare un grattacielo su fondamenta di sabbia: dall’esterno sembra solido, ma basta una scossa per far emergere le crepe.
Il nuovo Indice di preparazione all’intelligenza artificiale 2025 di Cisco, basato sull’analisi di oltre ottomila imprese in trenta paesi di tutto il mondo, racconta proprio questo. Mentre l’adozione dell’intelligenza artificiale cresce a ritmo vertiginoso, gran parte delle aziende non ha ancora le basi per sostenerla: infrastrutture fragili, dati disordinati, governance incerta. Solo una minoranza, il 13 per centoè davvero pronta. Sono i cosiddetti Pioniere: imprese che hanno trasformato la preparazione all’AI in una forza competitiva, investendo prima, misurando sempre, formando competenze interne e integrando la sicurezza nei processi, non come una toppa a posteriori.

Il quadro

Il divario tra chi sperimenta e chi cresce: solo il 32% delle aziende misura i risultati

Il Indice di preparazione parte da una constatazione semplice ma spesso dimenticata: la prontezza non è un traguardo, è un processo continuo. A livello globale, la maggior parte delle imprese investe con entusiasmo, ma senza una strategia strutturata. Solo un’azienda su tre dispone di infrastrutture flessibili capaci di adattarsi alla crescita dei carichi di lavoro, e appena il 32 per cento misura in modo sistematico l’impatto dei progetti di intelligenza artificiale.

Il risultato è un “limbo della fase pilota”: molte idee restano esperimenti e non diventano valore.
IO Pioniere seguono una logica diversa. Per loro l’AI non è un progetto di innovazione, ma un modello operativo. Hanno strategie chiare (il 99 per cento ne possiede una formalizzata), fondi dedicati a lungo termine (96 per cento), reti pronte a scalare (71 per cento) e processi di innovazione ripetibili. Il risultato si vede: il 90 per cento di queste aziende registra un aumento di produttività, profitti e innovazionee il 48 per cento prevede un ritorno sull’investimento tra il 50 e il 100 per cento entro l’anno, contro il 30 per cento del campione complessivo.

Quando l’ambizione corre più veloce della realtà

La nuova frontiera si chiama agenti intelligenti: sistemi capaci non solo di analizzare ma anche di agire in autonomia, prendendo decisioni, coordinando processi e interagendo direttamente con clienti o colleghi. Secondo Cisco, l’83 per cento delle aziende prevede di adottarli entro un anno, e quasi il 40 per cento immagina che lavoreranno fianco a fianco con le persone.

Un salto tecnologico che però rischia di amplificare le fragilità esistenti. Più della metà delle imprese dichiara che le proprie reti non riescono a gestire la complessità e la mole di dati richieste da questi nuovi sistemi. Solo il 15 per cento descrive la propria infrastruttura come “flessibile e adattabile”. In altre parole, l’ambizione corre più veloce della realtà. Per costruire l’intelligenza artificiale del futuro servono fondamenta solide, in grado di sostenere modelli sempre più esigenti in termini di calcolo, sicurezza e governance.

Il debito infrastrutturale dell’AI

Il report introduce un concetto nuovo: il “debito infrastrutturale dell’intelligenza artificiale”evoluzione del debito tecnico che in passato ha frenato la trasformazione digitale. Si tratta dell’accumulo invisibile di compromessiritardi e sottoinvestimenti che con il tempo si trasformano in zavorra. Il 62 per cento delle aziende prevede un aumento dei carichi di lavoro superiore al 30 per cento nei prossimi tre anni, ma solo una su quattro dispone di capacità di calcolo adeguate. Ancora meno, circa il 30 per cento, ha sistemi di sicurezza in grado di gestire e controllare agenti autonomi. Il rischio non è solo economico. Senza infrastrutture aggiornate, le imprese espongono i propri dati e processi a vulnerabilità crescenti. Cisco definisce questo fenomeno un “debito silenzioso”: non si manifesta con un guasto improvviso, ma con un progressivo rallentamento dell’innovazione e costi che aumentano senza generare valore.

Le aziende italiane e l’AI Act

In Italia, la situazione è ancora più complessa. Mentre Bruxelles finalizza il regolamento europeo sull’intelligenza artificiale, il cosiddetto Legge sull’AIil nostro sistema produttivo vive una fase di transizione: molte piccole e medie imprese sperimentano, poche consolidano.



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