Questo progresso graduale riflette la filosofia fondante di Ykk, il Ciclo della bontà (ciclo del bene). Il principio secondo cui nessuno prospera senza apportare benefici agli altri che ha presumibilmente guidato l’azienda per decenni ed è visibile anche in altre micro-innovazioni: leghe resistenti alla corrosione, cursori silenziosi, nastri in poliestere riciclato. AiryString prosegue questa tradizione, riducendo al tempo stesso l’impronta fisica e quella ambientale della cerniera.
L’adozione, però, richiederà tempo. AiryString può essere integrata nei flussi di produzione esistenti, ma per sfruttarne appieno il potenziale, le fabbriche avranno bisogno di macchinari da cucito specializzati. Questo limita l’uso iniziale ai marchi più orientati al progetto e alle prestazioni, come The North Face, disposti a riconfigurare le proprie linee produttive. Una volta dimostrato il successo di questi esperimenti, la tecnologia potrebbe diffondersi rapidamente, soprattutto in un settore in cui l’efficienza influenza tutto, dai prezzi alla sostenibilità.
Alla domanda su come saranno le cerniere tra 50 anni, Nishizaki non parla di tessuti intelligenti o chiusure assistite dall’AI. Torna invece al mantra di Ykk: “Piccole parti. Grande differenza”. AiryString incarna perfettamente questo principio. Non è una reinvenzione spettacolare, ma una ricalibrazione: un meccanismo vecchio di un secolo reso più leggero, più pulito e quasi invisibile. In un mondo ossessionato da innovazioni sempre più rumorose e veloci, la svolta di Ykk dimostra che, a volte, innovare significa togliere invece di aggiungere.
Questo articolo è apparso originariamente su Cablato negli Stati Uniti.
