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Il capodelegazione della Nazionale italiana, Gianluigi Buffon, ha espresso un giudizio severo sulle difficoltà del calcio italiano, accusando decenni di autocompiacimento e la natura miope della classe politica del paese per la continua crisi, secondo un ampio rapporto colloquio con il Gazzetta dello Sport.
La profezia del 2010 e vivere nel passato
Buffon ha rivolto il suo famoso commento al ritorno dai Mondiali del 2010, dove aveva avvertito che le difficoltà della Nazionale erano appena iniziate. Ha ricordato il suo avvertimento originale: “Qui abbiamo commesso qualche errore, non c’è dubbio. Ma attenzione: tra qualche anno ci ritroveremo a festeggiare la qualificazione, non la vittoria del Mondiale”.
Ha spiegato che questo non era semplicemente profetico, ma un riconoscimento della situazione: “Ho capito cosa stava succedendo, i cambiamenti in atto sono stati più rapidi del previsto”. Ha aggiunto che il suo intento era anche “volevo anche che non ci raccontassimo storie che non esistono più”.
Buffon ha tracciato un netto contrasto tra l’Italia e i suoi rivali europei, sottolineando che l’Italia è ancora gravata dalla sua storia. Ha detto che a differenza dell’Italia, le altre grandi nazioni del calcio sono nel presente: “Il problema è vivere in due mondi che non si incontrano. Da un lato, in virtù della nostra storia, siamo presuntuosi: pensiamo che tutto ci sia dovuto dalla grazia divina”.
Ha continuato, La Francia è una grande squadra da trent’anni, la Spagna da quasi venti, loro lo sono nel presente”. Per l’Italia, ha accusato un fallimento fondamentale nella pianificazione: “I risultati di oggi risalgono a vent’anni fa, a quando ci accontentavamo delle nostre forze, di Buffon, Cannavaro, Totti. Pensavamo che sarebbe stato eterno per grazia divina. Anche allora avremmo dovuto ripensare i modelli tecnico-tattici, ma eravamo cicale”.
Colpa e crisi futura
Il leggendario portiere ha criticato apertamente la mancanza di visione a lungo termine del sistema, che attribuisce alla pressione esterna. Ha affermato che l’attuazione delle riforme profonde necessarie richiede un impegno che i politici non sono disposti ad assumere: «È una scelta coraggiosa che spesso la politica non fa, focalizzata sui voti e quindi sul qui e ora, senza pensare alla programmazione».
Buffon ha concluso con una triste previsione sulla continua stagnazione del calcio italiano: se questi problemi non verranno affrontati con stabilità e pazienza, i problemi rimarranno per la prossima generazione. Ha avvertito l’intervistatore: “Semplice: tra dieci anni intervisterai un altro Buffon al mio posto e le domande e le risposte saranno le stesse”.
Kaustubh Pandey I GIFN
