WhatsApp, dopo l’Italia anche l’Antitrust europea indaga sulle nuove clausole contrattuali

WhatsApp, dopo l’Italia anche l’Antitrust europea indaga sulle nuove clausole contrattuali


Era il 26 novembre quando l’Antitrust italiano aveva avviato un procedimento cautelare (quindi con carattere d’urgenza) nei confronti di WhatsApp sulle nuove condizioni contrattuali relative ai servizi di AI chatbot – WhatsApp Business Solution Terms – introdotte da Meta lo scorso 15 ottobre. Un procedimento che amplia il perimetro dell’istruttoria avviata a luglio per presunto abuso di posizione dominante nei servizi di comunicazione attraverso la piattaforma di messaggistica. E ora è l’Antitrust dell’Unione europea ad aprire un dossier a carico della società di Meta e di Marco Zuckerberg che di fatto ricalca quello italiano, pur escludendo l’Italia dal perimetro dell’indagine proprio per evitare – rende noto la stessa Commissione europea – che il procedimento in corso si sovrapponga a quello dell’Antitrust nazionale in merito in particolare alle misure cautelari.

Nel mirino lo stop ai servizi AI dei competitor

Nella sostanza il dossier europeo ha la stessa finalità di quello italiano: valutare se la nuova policy sull’accesso dei fornitori di intelligenza artificiale a WhatsApp violi le norme dell’Unione sulla concorrenza. “I mercati dell’AI sono in forte espansione in Europa e nel resto del mondo. Dobbiamo garantire che i cittadini e le imprese europee possano beneficiare appieno di questa rivoluzione tecnologica e agire per impedire che i grandi operatori digitali dominanti abusino del loro potere per estromettere i concorrenti innovativi – è il commento della vicepresidente esecutiva e commissaria alla Concorrenza Teresa Ribera –. Per questo motivo stiamo valutando se la nuova politica di Meta possa essere illegale ai sensi delle norme sulla concorrenza e se sia opportuno agire rapidamente per prevenire qualsiasi possibile danno irreparabile alla concorrenza nel settore dell’intelligenza artificiale”.

Insomma l’Europa ha più che un sospetto che Meta stia ostacolando i concorrenti nell’offerta di servizi attraverso WhatsApp considerato che le nuove clausole contrattuali già impediscono dallo scorso 15 ottobre alle aziende che alla data in questione non erano dotate di un account WhatsApp di offrire servizi di AI – per le altre il blocco scatta il 15 gennaio 2026.

Pur non avendo fornito dettagli in merito alle tempistiche dell’indagine la Commissione Ue fa saper che il dossier sarà gestito “in via prioritaria”. E in dettaglio si valuterà se le policy dell’azienda siano in contrasto con le norme in materia di concorrenza che vietano l’abuso di posizione dominante (gli articoli 102 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea e il 54 dell’Accordo sullo Spazio economico europeo). E Bruxelles puntualizza che l’indagine rientra nell’ambito del monitoraggio continuo dei mercati dell’intelligenza artificiale nello Spazio economico europeo a seguito della consultazione avviata nel gennaio 2024 e della pubblicazione del documento programmatico del 19 settembre dello scorso anno.

Ma per Meta le accuse sono “infondate”

L’azienda che già aveva ritenuto “infondate” le accuse relativamente al procedimento italiano si scaglia anche contro l’avvio dell’indagine europea, con una risposta identica nella sostanza e di fatto anche nella forma: “Le accuse sono prive di fondamento. La crescente diffusione di chatbot di intelligenza artificiale sulla nostra Business Api genera un sovraccarico dei nostri sistemi, che non sono stati progettati per supportare questo tipo di utilizzo. Tuttavia, il settore dell’IA è altamente competitivo e le persone possono accedere ai servizi che preferiscono in molti modi diversi: tramite app negozio, motori di ricerca, servizi email, integrazioni con terze parti e sistemi operativi”, ha fatto sapere un portavoce.



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