Nel Parco dello Stelvioil cuore delle Alpi italiane, è stata fatta una scoperta più unica che rara. Lungo una parete rocciosa oggi quasi verticale, infatti, sono state ritrovate migliaia di impronte di dinosauririsalenti a 210 milioni di anni fa. Ad annunciarlo sono stati la Regione Lombardia e Cristiano Dal Sassopaleontologo del Museo di Storia Naturale di Milano, secondo cui le impronte, scoperte per caso a settembre scorso dal fotografo naturalista Elio Della Ferrerasarebbero riconducibili a branchi di dinosauri erbivori, probabilmente dinosauri prosauropodi. Secondo le analisi del Museo di Storia Naturale di Milanocondotte in collaborazione con il Muse di Trento e il Dipartimento di Scienze della Terra “Ardito Desio” dell’Università degli Studi di Milano, per conto della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Como, Lecco, Sondrio e Varese, e in accordo con il Parco Nazionale dello Stelvio, questo rappresenta uno dei più importanti giacimenti di tracce fossili del Triassico nel mondo.
Parco dello Stelvio, valle dei dinosauri
IL impronte fossilizzate, conservate sorprendentemente bene a tal punto che possono essere visibili segni di dita e artigli e alcune di 40 centimetri di diametro, si estendono lungo tragitti di centinaia di metri nella Valle di Fraele, poco distante da Bormio. In particolare, le impronte più numerose hanno una forma allungata e sono state prodotte in gran parte da animali ad andatura bipede e in quelle meglio conservate si riconoscono le tracce di almeno quattro dita. “E’ una vera e propria ‘valle dei dinosauri’ che si estende per chilometri: è il sito più grande delle Alpi e uno dei più ricchi al mondo”, ha commentato all’Ansa Dal Sasso, aggiungendo che questa scoperta è probabilmente la più importante dopo quella di Ciroil primo dinosauro (Scipionyx Sannitecus) scoperto in Italia nel 1981.
Branchi di dinosauri
Le impronte dei dinosauri in file parallele, continua l’esperto, sono la dimostrazione di branchi che si muovevano in modo sincronizzato. Non solo, alcune potrebbero suggerire comportamenti più complessicome gruppi di dinosauri radunati in cerchio, forse per difendersi da un nemico. Sebbene la parete rocciosa nel Parco dello Stelvio sia oggi quasi verticale, la posizione delle impronte dei dinosauri è semplicemente la conseguenza delle deformazioni geologiche che hanno portato alla nascita della catena alpina. Questi esemplari, infatti, si muovevano lungo le coste che si affacciavano sull’oceano Tetideun ambiente che oggi definiremmo tropicale. “Le orme sono state impresse quando i sedimenti erano ancora soffici e saturi d’acqua, sulle ampie piane di marea che circondavano l’Oceano di Tetide”ha commentato Fabio Massimo Petti, icnologo del Muse di Trento ed Editorial Manager della Società Geologica Italiana. “La plasticità di quei finissimi fanghi calcareiora divenuti roccia, ha talora permesso di conservare dettagli anatomici delle zampe davvero notevolicome le impressioni delle dita e persino degli artigli”.
I dinosauri erbivori
Stando ai risultati delle prime analisi, le impronte potrebbero appartenere a dinosauri erbivori dal collo lungo e testa piccola che potevano raggiungere gli 8/10 metri di lunghezza. Si tratterebbe, in particolare, dei prosauropodi vissuti nel Triassico Superiore (210 milioni di anni fa) e ritenuti gli antenati dei grandi sauropodi del Giurassico, come il brontosauro, i cui scheletri sono stati rinvenuti sia in Svizzera che in Germania. “Questo luogo era pieno di dinosauri: è un immenso patrimonio scientifico che richiederà decenni per essere studiato, anche perché il sito non è raggiungibile con sentieri e per esaminare le orme si dovranno impiegare droni e tecnologie di telerilevamento“, ha concluso Dal Sasso. “Abbiamo una occasione unica di studiare l’evoluzione nel tempo degli animali e del loro ambiente, leggendo le pagine di un libro di pietra”ha aggiunto Fabrizio Berrageologo del Dipartimento di Scienze della Terra “Ardito Desio” dell’Università degli Studi di Milano.
