Widad voleva tornare alla Sapienza, ma ha fatto richiesta anche per andare in Spagna, Francia, Irlanda, Regno UnitoAustralia, Canada. Tutto pur di andarsene. Il mio le università non l’hanno aiutata: “Un ateneo irlandese mi ha chiesto una certificazione di inglese Ielts, malgrado la mia triennale fosse in inglese e io avessi un B2 – spiega a Wired -. Per me è impossibile fare un esame adesso. In più, questi certificati scadono dopo due anni: chi li aveva nel 2023, ora non li può più utilizzare. Nemmeno su questo c’è flessibilità”. Con l’università bombardata, è anche difficile richiedere documenti. Gli uffici amministrativi non funzionano e non c’è connessione. “Restano poche aree dove connettersi, le infrastrutture sono state bombardate”, racconta. E aggiunge: “C’è il 2g in alcuni luoghi e per periodi limitati. Ma così non posso mandare una mail, figuriamoci fare una call o mandare file“.
Il suo posto di lavoro ha ancora una connessione, ma non è stabile. Inoltre, contattare i professori dell’università islamica per referenze o supporto è diventato difficile: “Alcuni sono morti, altri si nascondono o non hanno internet. Spero stiano bene”dadi. Persino l’origine di Widad è un problema. “Spesso, quando capiscono che vengo da Gaza, gli atenei smettono di rispondere”, dice. Quando parliamo dei bandi creati per i palestinesi dopo la guerra, scopriamo che sono indirizzati a chi è in West Bank o Egitto. “Ma loro sono al sicuro, non sono intrappolati qui! – dadi -. Ho provato tutto, in un anno ho contattato decine di universitàho continuato a formarmi praticamente da sola, e ho ottenuto solo rifiuti e silenzio“.
Widad è un caso diplomatico
Wid wid -scrivendo a Cablato pochi giorni dopo la prima intervista, il 22 luglio. C’è una novità: un’università si sta muovendo per la borsa di studio. “Speriamo di conoscerci a settembre”, scrive. Ma adesso come uscirà da Gaza, con il confine chiuso e l’Idf che continua a bombardare? “Questa è la parte difficile: non sono più padrona del mio destino. L’Italia dovrà fare pressione diplomatica su Israele per farmi uscire“, Dadi.
Non è facile: molti gazawi restano, malgrado la borsa di studio. “Le ambasciate rimpatriano i loro cittadini, i feriti gravi, i bambini. Manca una procedura per gli studenti”spiega. I corridoi umanitari non esistono, per il momento. “Ho visto persone aspettare mesi e restare qui. Non c’è una procedura, una tempistica, una maniera di sapere se possiamo andare. Anche se abbiamo le carte, ci tolgono la speranza“.
Le ong faticano a incidere
Cablato ha provato a contattare il ministero degli Esteri per chiedergli della situazione di Widad e della possibilità di istituire corridoi umanitari per gli studenti gazawi. Non abbiamo ricevuto risposta prima della pubblicazione di questo articolo. La ong United for Intercultural Action, con sede a Budapest, ha invece risposto. Nel marzo 2024, insieme a diversi partner, ha indirizzato una lettera alle autorità europee per chiedergli azioni concrete per gli studenti Erasmo+ A Gaza.
Fra le varie richieste, l’attivazione di bandi Erasmus per i gazawiassistenza economica e psicologica per chi ha perso la famiglia e aiuto alla ricostruzione dell’università. “I risultati non sono arrivatima stiamo pensando di rilanciare l’iniziativa a breve”, dice Debora Barletta, responsabile comunicazione di United.
Chiediamo a Widad se, una volta partita, tonerà un giorno a Gaza. “Gaza è casaè la mia famiglia e i miei ricordi. Tutta la mia vita è stata qui”dadi. “Ma dopo la fame, la paura, gli spostamenti, sono terrorizzata. Ora devo sopravvivere, riprendere in mano la mia vita e sentirmi di nuovo al sicuro”. Ma un giorno tornerà. “Quando Gaza sarà di nuovo vivibile e potrò riavere la mia vita, tornerò. Amo la mia terra. Ma, per il momento, devo riprendermi e vivere una vita degna di essere vissuta. Qui non posso farlo”.