Gaza City, il racconto di una persona che vive dentro la Striscia e che non può fuggire altrove

Gaza City, il racconto di una persona che vive dentro la Striscia e che non può fuggire altrove


Non sono gli unici: la maggioranza dei gazawi non può permettersi il noleggio di un veicolo per andare nel sud della Striscia. E c’è anche un problema di alloggi: “È difficilissimo trovare una stanza a Rafah o Khan Younisi prezzi sono schizzati con l’annuncio dell’attacco: per una stanza vengono chiesti 3.000-4.000 shekel, circa 1.000-1.200 dollari“, Dadi.

Sono pochi gli edifici rimasti in piedi nella Striscia. A nord Beit Hanun, Beit-Lahia e Jabalia sono le zone più colpite, in macerie. Anche Rafah e Khan Younis a sud sono state devastate. Per quanto riguarda Gaza City, è in una situazione mista: alcune zone restano in piedi, ma almeno la metà della città è inabitabile, e gli israeliani si stanno concentrando sulle torri, fra i pochi edifici ancora in piedi, soprattutto nel quartiere di Zeitoun e Sabra, dove in un mese -dal 6 agosto al 6 settembre- sono stati demoliti più di mille edifici. IL BBC ha verificato come un ruolo fondamentale sia stato svolto non solo dai bombardamenti, ma anche dalle demolizioni degli edifici civili messe in piedi dall’Idf.

La maggioranza della gente pianta una tenda di fronte a casa propria per avere un posto”, ci viene detto. C’è una zona ancora integra, nel centro della Striscia, dove i tank israeliani non sono passati, spiega: “È la nostra ultima risorsa, quindi la popolazione si sta rifugiando lì. Molti non hanno un posto dove andare. Ed è folle: già la Striscia è troppo piccola per due milioni di persone, la zona centrale sono circa 20 chilometri. Dove dovremmo andare?“.

Mentre intervistiamo la fonte, ci arriva per messaggio un video che ha girato. Si tratta di un drone di ricognizione israeliano, un puntino rosso nella notte che fa uno strano ronzio. “Per me è sfiancante, il rumore è fortissimo e non ci permette nemmeno di dormire, è come avere una motocicletta sotto casa di continuo”, spiega. Non sa chi stia cercando nello specifico, ma mi dice senza giri di parole: “Ormai sappiamo come si muovono: questi droni li mandano quando stanno cercando qualcosa nello specifico, osservando qualcuno o si stanno preparando a un’offensiva su vasta scala. Che è quello che hanno promesso, quindi nessuno è sorpreso“.

Cibo in aumento prima dell’offensiva

Eppure, la situazione sembrava essersi stabilizzata a inizio agosto. “Le distribuzioni di cibo erano ricominciate, dopo le pressioni della comunità internazionale su Israele”, dice. All’inizio il quantitativo era insufficiente: 20-50 camion al giorno, ma ne sarebbero serviti 600. Però, con un flusso costante di aiuti, i beni stavano raggiungendo Gaza. “Non tutto, c’era poca varietà, ma comunque erano cose essenziali: farina, zucchero, olio, riso, qualche verdura. Di recente, iniziava anche ad arrivare qualche tipo di frutta. È molto cara: due settimane fa era a 21 dollari al chilo al kg, adesso è scesa a 12 dollari“. Non ci sono differenze fra mele, pere o fichi, il prezzo è unico. E non è alla portata di tutti i gazawi: “Prima della guerra, il prezzo massimo per frutta e verdura era di 2,4 dollari. Dieci chili di pomodori costavano intorno ai 3 dollari“.

C’è un altro problema, che mette in crisi i gazawi sia quando debbono portare cibo a casa che quando debbono trovare un posto dove stare: non c’è denaro. IL maggioranza delle persone non ha contante in manoc’è una grande crisi di liquidità e molte cose non si possono pagare con la carta di credito: il taxi, l’affitto, molti beni al mercato. “È una cosa totalmente nuova, e sta succedendo adesso: con i prezzi alti e la mancanza di contante, è difficilissimo trovare un appartamento o pagare per spostare le proprie cose con un veicolo”, racconta la fonte.

Quando chiediamo della quotidianità a Gaza, la nostra fonte è molto diretta: “Tutto è pericoloso al momento, ma non possiamo bloccare le nostre vite, il nostro lavoro, o smettere di mettere da parte provviste. Quindi, anche se è molto pericoloso, ci sarà sempre gente per le vie di Gaza. La strada è casa per molti di loro, ormai“.



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