Il profumo Candida Auris continua a diffondersi rapidamente negli ospedali europeiinclusi quelli italiani. A lanciare l’allarme è stata una nuova indagine del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), secondo cui il numero di casi, così come le epidemie, di Candidozyma auris (nota anche come Candida auris), è in crescita in diversi Paesi europei e rappresenta quindi una sarebbe una minaccia per i pazienti più fragili e i sistemi sanitari a cui è necessario rispondere urgentemente con strategie quali la diagnosi precoce e il controllo rapido e coordinato della trasmissione delle infezioni, per prevenire o contenere tempestivamente le epidemia.
Cos’è la Candida auris e perché è pericolosa
Candida Auris
Isolato per la prima volta nel 2009 e inserito nel 2022 dall’Oms nella categoria dei “funghi patogeni a priorità critica” a causa anche della sua resistenza a diversi agenti antimicotici, Candidozyma auris è un fungo che solitamente si diffonde all’interno delle strutture sanitarieè molto spesso resistente ai farmaci antimicotici e può causare gravi infezioni nei pazienti più fragili. Come ricordano gli esperti dell’Ecdc, la sua capacità di persistere su diverse superfici e apparecchiature mediche e di diffondersi tra i pazienti rende il fungo Candida particolarmente difficile da controllare. Ricordiamo inoltre che, secondo quanto riportato dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss), il primo caso di infezione invasiva in Italia risale al 2019, seguito da un focoloaio nelle regioni settentrionali negli anni successivi.
La nuova analisi
Dall’indagine è emerso che tra il 2013 e il 2023, i paesi europei e dello Spazio economico europeo hanno segnalato oltre 4 mila casi. Ciò che preoccupatuttavia, è che solamente nel 2023 sono stati segnalati 1.346 quasi da 18 paesi. A rappresentare la maggior parte dei casi in questi ultimi 10 anni sono stati 5 Paesi, ossia ItaliaSpagna, Grecia, Romania e Germania. Nel dettaglio: la Spagna, con 1.807 casi, la Grecia con 852 casi, l’Italia con 712 quasila Romania con 404 e la Germania con 120 casi. “La C. auris si è diffusa nel giro di pochi anni, passando da casi isolati a una diffusione capillare in alcuni Paesi”ha commentato Diamantis Plachouras, Responsabile della Sezione resistenza antimicrobica e infezioni correlate all’assistenza aanitaria dell’Ecdc. “Questo dimostra la rapidità con cui può insediarsi negli ospedali. Ma non è inevitabile. La diagnosi precoce e un controllo rapido e coordinato delle infezioni possono comunque prevenire un’ulteriore trasmissione“.
Una minaccia sempre crescente
Nonostante la minaccia crescente per la rapidità con cui si sta diffondendo, a tal punto che alcuni Paesi europei hanno dichiarato di non essere più in grado di saper distinguere focolai specifici del fungo Candida Auris a causa dell’ampia diffusione regionale o nazionale che si è verificata nel giro di pochi anni dal primo caso documentato, la nuova indagine ha evidenziato che solamente 17 Paesi dei 36 Paesi partecipanti dispongono attualmente di un sistema di sorveglianza nazionale per il fungo patogenomentre solamente 15 hanno sviluppato linee guida nazionali specifiche per la prevenzione e il controllo delle infezioni. Dall’altra parte, tuttavia, “la capacità di laboratorio è relativamente più solida, con 29 Paesi che segnalano l’accesso a un laboratorio di riferimento o specializzato in micologia e 23 che offrono test di riferimento per gli ospedali“spiegano dall’Ecdc, sottolineando che in assenza di una sorveglianza sistematicala reale portata del problema è probabilmente sottostimata.