Il primo scoglio è superato. Non è ancora la fine, per Ilaria Salis, ma è un passo avanti. Forse decisivo, perché in grado di orientare i prossimi. La Commissione affari giuridici di Bruxelles ha votato martedì 23 settembre per il mantenimento dell’immunità che protegge l’eurodeputata monzese dal processo in Ungheria. Tredici voti contro dodici il risultato finale: decisivi due membri del Partito popolare europeo. Un risultato non scontato.
Ilaria sale ha saputo del voto mentre si trovava nel proprio ufficio con alcuni collaboratori. “Sono incredula e felice”, ha detto in un’intervista a caldo al Corriere della Sera. “Il risultato di questo voto è il segno che molti alla Ue hanno capito che il problema è l’Ungheria di Orbánnon il mio processo. E ribadisco che sono pronta a farmi giudicare in Italia, da un tribunale imparziale e che rispetti lo stato di diritto. Anche diversi colleghi di centrodestra mi hanno mostrato in questi giorni la loro solidarietà. Preferisco non fare nomi, ma sono rimasta sollevata“.
“Ilaria è sollevata, chiaramente stressata“, Dadi a Cablato il padre Roberto Salis. Lo raggiungiamo al telefono. Si aspettava il voto bipartisan? “Preferisco non commentare”, afferma. Dall’inizio si è battuto per ottenere la liberazione della figlia, innescando un’escalation mediatica che – ve lo abbiamo raccontato giorno dopo giorno – è stata decisiva nel mettere pressione sull’esecutivo Meloni. Grazie all’impegno del manager sardo, che per sei mesi ha dedicato ogni minuto all’obiettivo di ottenere la scarcerazione della figlia, il caso è diventato di dominio pubblico. Instancabile, Roberto Salis, la cui vicenda meriterebbe un racconto a parte, ha girato la Penisola per raccontare la vicenda di Ilaria, organizzando comitati, coordinando i sostenitori, rispondendo alle interviste. Tutto in prima persona, e con l’aiuto di un comitato nato ad hoc. Qual è la speranza per il 7 ottobre, quando ci sarà il voto del parlamento? “Speriamo che il voto di oggi venga confermato. La richiesta di Ilaria è che il processo avvenga nel suo paese, come peraltro accaduto ad altri attivisti tedeschi arrestati con le stesse accuse”, conferma.
Ilaria Salis, la storia dell’attivista monzese arrestata in Ungheria
La vicenda di Ilaria Salis era cominciata nel febbraio 2023quando l’insegnante monzese, un passato da attivista, fu arrestata in Ungheria in seguito a un pestaggio a margine del “Giorno dell’onore”, raduno paranazista ospitato a Budapest ogni anno. Un’accozzaglia di svastiche, teste rasate, anfibi e tute mimetiche. Compreso qualche fucile (finto).
Secondo l’accusa, Salis avrebbe partecipato al pestaggio di un manifestante. Lei ha sempre negato. Portata in cella, ha aspettato fino a novembre per rendere pubblico il suo caso: la speranza era che la faccenda si risolvesse. Una compagna di cella, la bergamasca Carmen Giorgio, aveva raccontato in un’intervista UN Repubblica quali fossero le condizioni di detenzione, confermando il resoconto di Salis: “Topi, piccioni, cimici, catene, maltrattamenti e botte, lì dentro abbiamo visto di tuttoè un posto fuori dal mondo pieno di cose storte. E lei ha paura di restarci per sempre“.