Trump ha deciso che è tempo di pace, ma la violenza potrebbe essere tutt’altro che finita. Lunedì 13 ottobre 2025 il presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump ha trascorso una giornata a dir poco trionfale tra Gerusalemme e Sharm el-Sheikhin Egitto, dichiarando ripetutamente che “la guerra a Gaza è conclusa” e annunciando l’inizio di una “nuova era di pace in Medio Oriente”. Alla Knesset, il parlamento israeliano, ha ricevuto ovazioni e applausi dai parlamentari, alcuni dei quali indossavano persino i cappellini rossi MAGA con la scritta “Trump, il presidente della pace”.
Il presidente americano ha poi proseguito la missione nella località balneare egiziana dove oltre 20 leader mondiali hanno firmato una dichiarazione simbolica per sostenere il suo piano di paceIL Dichiarazione di Trump per una pace e una prosperità durature. Tuttavia, si sta brindando a una pace senza i veri protagonisti. I due principali destinatari del piano, infatti, non erano presenti per convalidarlo o quantomeno sostenerlo. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu era assente, ufficialmente per motivi legati alle festività ebraiche di Shemini Atzeretma alcune nazioni musulmane, come l’Iraq, avevano minacciato di non partecipare se Netanyahu fosse stato presente. Anche Hamas non preso parte alla cerimonia in quanto considerata un’organizzazione terroristica da molti dei presenti.
La realtà, quindi, appare molto più complessa di quanto suggerisce la retorica di Trump, secondo cui avrebbe “risolto un conflitto che durava da centinaia di anni”. Netanyahu, dal canto suo, ha chiarito che per ora l’esercito israeliano non ha intenzione di abbandonare completamente la Striscia di Gaza e continuerà a controllare posizioni strategiche, incluso il Corridoio Filadelfialungo il valico di Rafah, al confine con l’Egitto. Hamas, dal canto suo, ha accettato di rilasciare tutti gli ostaggi (mancano ancora i corpi di 24 ostaggi) e di trasferire il governo di Gaza a tecnocrati palestinesi, ma non ha mai dichiarato di essere disposto a disarmarsi completamenteuna condizione centrale del piano Trump.
I punti già realizzati e quelli ancora in alto mare
Il piano in 20 punti di Trumppresentato il 29 settembre e firmato il 9 ottobre a Sharm el-Sheikh, prevedeva una serie di tappe sequenziali per porre fine al conflitto. Alcuni elementi della prima fase sono stati effettivamente realizzati. Il cessate il fuoco è entrato in vigore venerdì 10 ottobre a mezzogiorno, dopo che le forze israeliane si sono ritirate verso le linee prestabilite all’interno della Striscia entro le 24 ore dall’approvazione del governo israeliano. Lunedì 13 ottobre Hamas ha rilasciato i 20 ostaggi israeliani ancora vivi, più i resti di quattro ostaggi deceduti, completando il primo scambio previsto dall’accordo. In cambio, Israele ha liberato circa duemila prigionieri palestinesi, di cui 250 condannati all’ergastolo e 1.700 detenuti di Gaza arrestati dopo il 7 ottobre 2023, molti dei quali trattenuti senza accuse formali in detenzione amministrativa.