Miriam Adelson, chi è la miliardaria pro Israele dietro l’accordo di pace per Gaza

Miriam Adelson, chi è la miliardaria pro Israele dietro l’accordo di pace per Gaza


Come se non bastasse, è editrice del Giornale di revisione di Las Vegas e del Israele Hayomma anche proprietaria di cliniche per ex tossicodipendenti in Israeleuna sorta di eredità della sua formazione da medico all’Università di Tel Aviv. Perché nonostante ora viva negli Stati Uniti, Adelson è nata a Tel Avivin quello che allora era il mandato britannico della Palestina, e poi è cresciuta ad Haifa, una delle città dove la convivenza è sempre stata accettata. Ora è una delle principali sostenitici delle politiche del governo israeliano e una donatrice del Partito repubblicano americano. Solo per l’ultima campagna Trump, Adelson avrebbe donato circa 106 milioni di dollari. Una combinazione di filantropia e patriottismo oggi decisamente vincente.

Rendere Israele di nuovo grande

Pare che sia stata lei a convincere Trump a riconoscere Gerusalemme come capitale israeliana nel 2017a trasferire lì l’ambasciata statunitense l’anno dopo e a sostenere la sovranità israeliana sulle alture del Golan occupate nel 2019. L’ultima opera di convincimento sarebbe legata proprio all’accordo di pace tra Hamas e Tel Aviv e alle pressioni di Trump per liberare gli ostaggi israeliani. Non serve certo essere complottisti per capire quanto tutto ciò abbia un peso politico rilevante. Per i trumpiani è una sorta di paladina del legame tra Stati Uniti e Israele. Per i critici, invece, è la versione miliardaria del potere morbido: una persona che usa il denaro come joystick della diplomazia.

Netanyahu le deve la sua carriera politica

Per anni Miriam Adelson è stata vista come il simbolo della sopravvivenza politica di Benjamin Netanyahu. Un rapporto finanziario, ma anche mediatico: con il marito Sheldon, Miriam ha dato vita a Israele Hayom, il quotidiano israeliano gratuito che per oltre un decennio è stato la voce ufficiosa del premier.

Ma anche nei matrimoni più stretti arriva la crisi. Quando emerse che Netanyahu aveva cercato un accordo con l’editore di Yedioth Ahronothrivale del quotidiano, per ridurre la diffusione di Israel Hayom in cambio di una copertura mediatica più favorevole, Miriam lo visse come un tradimento. La frattura divenne pubblica, tanto che durante la sua testimonianza nel processo per corruzione contro Netanyahula donna riportò le pressioni e i rimproveri arrivati da Sara, la moglie del premier, che l’aveva accusata di non averlo difeso abbastanza.

La sua posizione contro le proteste degli studenti nelle università americane

In più, Adelson sarebbe anche una figura rilevante della Task force del Maccabeoun’organizzazione che ufficialmente combatte l’antisemitismo nei campus universitari americanie negli ultimi anni avrebbe sostenuto le pratiche di sorveglianza da parte degli Stati Uniti nei confronti degli studenti universitari che manifestavano contro la distruzione di Gazadefinendo le proteste come “raccapriccianti raduni di musulmani radicali e attivisti del movimento Le vite dei neri contano”.

Tra applausi fragorosi e sguardi sorpresi alla Knesset, Adelson si è alzata e ora resta in piedi, in mezzo a un mondo che continua a vederla tra luci e ombre. Non ha un incarico istituzionale, non propone leggi, non firma ordini. Eppure le sue mosse – dai tavoli di Las Vegas alle stanze di Tel Aviv – decidono molto più di quanto molti leader osino ammettere. E mentre i leader discutono, arringano, impongono e ritrattano, lei continua a sedersi al tavolo giusto.



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