Queste sono le città italiane più sostenibili, ma per migliorare davvero “serve una strategia nazionale” o si rischia

Queste sono le città italiane più sostenibili, ma per migliorare davvero “serve una strategia nazionale” o si rischia


Le città italiane più sostenibili perdono colpi sulla sostenibilità ambientale. Domenica 20 ottobre, Legambiente ha presentato l’edizione 2025 del rapporto Ecosistema Urbanoche da trent’anni misura le performance dei 106 capoluoghi di provincia su 19 indicatori divisi in sei aree: aria, acque, rifiutimobilità, ambiente urbano ed energia. Il punteggio finale di ogni città viene calcolato su base 100, dove 100 rappresenterebbe la perfezione su tutti gli indicatori: quest’anno abbiamo assistito a un leggero calo e nessuna città ha superato l’80% del punteggio complessivo.

Mirko Laurenti e Marina Trentin dell’Ufficio scientifico di Legambiente hanno curato lo studio insieme ad Ambiente Italia e Il Sole 24 Oregiunto alla trentaduesima edizione. “C’è una contrazione generale delle performance ambientali. I sindaci da soli non ce la fanno, mancano i fondi e manca anche una progettualità chiara a livello nazionale”spiega Laurenti a Cablato.

Il rapporto 2025 mostra un paese diviso: tutte le prime dieci posizioni vanno a città del Nord, con Trento (79,78%), Mantova (78,74%) e Bergamo (71,82%) sul podio, seguite da Bolzano, Pordenone, Reggio Emilia, Parma, Rimini, Bologna e Forlì. Al contrario nove capoluoghi del Sud restano sotto il 35% del punteggio totale: Caltanissetta, Caserta, Catania, Palermo, Catanzaro, Napoli, Crotone, Vibo Valentia e Reggio Calabria, ultima con il 21,33%. Il divario tra il primo e l’ultimo posto racconta più di ogni altro dato la frattura tra le due Italie urbane.

Queste sono le città italiane più sostenibili

Venezia primeggia nel trasporto pubblico locale

Sul fronte della mobilità collettiva, la città lagunare stacca invece tutte le altre. Venezia registra il numero più alto di passeggeri trasportati dal servizio di trasporto pubblico locale con 598 viaggi per abitante all’anno, lasciando indietro le altre metropoli secondo la rilevazione di Legambiente. Il dato riflette ovviamente le caratteristiche particolari di Venezia, dove l’assenza di circolazione automobilistica privata rende il trasporto pubblico fondamentale. Milano si piazza seconda con 424 passeggeri per abitante annui, in crescita rispetto ai 415 dell’anno precedente. Tuttavia spiega Laurenti “stiamo solo tornando ai numeri pre-Covid, come paese non stiamo andando avanti”riferendosi al trasporto pubblico nelle città italiane, che quindi recupera terreno senza però tenersi al passo con le altre metropoli europee.

Roma mostra segnali di miglioramento

La capitale, pur restando lontana dalle eccellenze nazionali, inizia a dare qualche segnale positivo. Roma registra infatti 277 viaggi per abitante all’anno sul trasporto pubblico localein crescita rispetto ai 259 dell’edizione 2024, secondo i dati comunali analizzati dal rapporto. «Su Roma non sarei così pessimista. Si comincia a vedere qualcosa che si muove. Se la tendenza continua così, l’anno prossimo dovremmo vedere risultati più evidenti»osserva Laurenti. Sul fronte della raccolta differenziata, però, la città si ferma ancora al 46,5%, una percentuale che la colloca tra le grandi città in affanno. Inoltre la capitale conta 68 automobili ogni 100 abitanti e ha scarse infrastrutture per la ciclabilità.

Reggio Emilia guida le infrastrutture ciclabili

Restando sul tema della mobilità sostenibile, il capoluogo emiliano ha il primato assoluto per dotazione di piste ciclabili e infrastrutture per la mobilità dolceoffrendo ai cittadini una rete estesa e sicura. La città ha infatti sviluppato negli anni una pianificazione urbanistica che privilegia gli spostamenti in bicicletta. Lo stesso ha fatto Bologna l’introduzione del limite a 30 chilometri all’ora in città. Anche Cosenza e Cremona si distinguono per l’investimento in ciclabilità. Al contrario Vibo Valentia, Salerno e Napoli si trovano in fondo alla graduatoria con dotazioni minime. Eppure il dato generale preoccupa: “quest’anno c’è un calo nelle infrastrutture per la mobilità ciclabile. Negli ultimi anni dopo il Covid i numeri crescevano sempre, dalle piste ciclabili alle zone 20-30. Adesso questa crescita si è fermata. – avverte Laurenti – Senza un indirizzo preciso e un supporto economico e gestionale, i sindaci faticano a mantenere il focus sulla transizione ecologica”. La riduzione delle piste ciclabili è infatti sintomo di un problema più ampio: senza fondi nazionali dedicati e obiettivi vincolanti, anche le città che avevano iniziato bene rallentano.

Milano eccelle nell’offerta di trasporto pubblico

L’efficienza del trasporto pubblico non dipende solo da quanti lo usano, ma anche da quanto il servizio è capillare. Il capoluogo lombardo offre infatti la rete più estesa di trasporto pubblico locale tra le grandi cittàgarantendo 60 chilometri-vettura per abitante all’anno secondo i dati comunali 2024 analizzati dal rapporto Ecosistema Urbano. La metropolitana milanese, con le sue cinque linee operative, trasporta quotidianamente centinaia di migliaia di passeggeri. Al contrario Palermo risulta ultima tra le grandi città per disponibilità del servizio pubblico. Tuttavia anche Milano ha margini di miglioramento: “anche le migliori città italiane come Venezia o Milano sono molto lontane dai livelli di città europee come Madrid o Londra. Trasportiamo circa la metà dei passeggeri”osserva Laurenti sul confronto internazionale, che ridimensiona almeno in parte i risultati nazionali. La mobilità sostenibile, tuttavia, passa anche dalla riduzione delle auto private. Anche qui Milano primeggia, stando ai dati Aci 2024 elaborati dallo studio. Così come Genova che negli ultimi anni ha sviluppato politiche per contenere il traffico privato attraverso zone a traffico limitato estese e investimenti nel trasporto pubblico. All’estremo opposto Reggio Emilia ha il primato negativo con 88 auto ogni 100 abitanti, seguita da Frosinone con 83 e L’Aquila con 81.

Pordenone primeggia nelle energie rinnovabili

La transizione energetica è un altro fronte cruciale della sostenibilità urbana. La città friulana si distingue per la maggiore potenza installata di impianti fotovoltaici su edifici pubblici con 32,56 kilowatt ogni mille abitanti, secondo l’elaborazione di Legambiente su dati 2024. L’amministrazione comunale ha investito in modo sistematico nell’installazione di pannelli solari su scuole, uffici pubblici e strutture sportive. Padova e Verona seguono con rispettivamente 30,91 e 26,90 kilowatt ogni mille abitanti. Al contrario Palermo registra il dato più basso con appena 0,03 kilowatt ogni mille abitanti, mostrando l’assenza quasi totale (tipica di diversi comuni) di investimenti in rinnovabili. Il problema, spiega il responsabile di Ecosistema Urbano, è strutturale: “un comune o un gruppo di comuni non è in grado di impostare una visione a medio-lungo periodo senza una spinta strategica nazionale. Le città da sole non riescono perché non ci sono abbastanza risorse economiche né competenze diffuse sul territorio”.

Isernia eccelle nei consumi idrici contenuti

Anche la gestione dell’acqua potabile mostra differenze sostanziali tra i capoluoghi italiani. Il capoluogo molisano registra infatti i consumi di acqua potabile più bassi d’Italia con 69 litri per abitante al giorno, seguita da Agrigento con 88 litri e Catania con 105 litri, secondo quanto emerge dal rapporto. Il dato di Isernia può derivare sia da comportamenti virtuosi dei cittadini sia da eventuali carenze nella disponibilità della risorsa idrica. Catanzaro si trova all’estremo opposto con 298 litri per abitante al giorno, il consumo più alto tra tutti i capoluoghi esaminati, seguito da Milano con 273 litri e Monza con 211 litri. Il problema dei consumi, però, si intreccia però con quello degli sprechi infrastrutturali. Belluno, ad esempio, soffre le peggiori perdite della rete idrica in Italia, disperdendo oltre l’80% dell’acqua immessa nella rete di distribuzione. Altri comuni come Siracusa, Latina e Massa seguono con dispersioni che superano abbondantemente il 50% dell’acqua immessa. Nel 2025 sono ancora 20 le città con perdite superiori o uguali al 50%, un numero che diminuisce troppo lentamente rispetto alle 24 del 2023 e alle 27 del 2022. “In media nei capoluoghi perdiamo oltre il 36% dell’acqua, più di un terzo di quella immessa in rete. Per intervenire servono investimenti importanti sulle infrastrutture, sugli acquedotti. Non sono interventi banali”denuncia Laurenti. Milano, Pavia, Monza e Livorno sono invece le eccellenze nazionali con perdite inferiori al 10%.

Ferrara domina la raccolta differenziata

Tra le performance positive, il risultato del capoluogo emiliano è quello che spicca di più. Ferrara conquista infatti il primato nazionale nella gestione virtuosa dei rifiuti urbani arrivando all’88,3% di raccolta differenziatasecondo i dati comunali elaborati da Ecosistema Urbano. Il risultato la mette al primo posto assoluto tra i 106 capoluoghi esaminati dal rapporto, seguita da Treviso con l’86,8% e Cesena con l’85,8%. La città estense ha costruito negli anni un sistema integrato di raccolta porta a porta che coinvolge tutte le frazioni merceologiche. “Per la prima volta la media nazionale dei capoluoghi supera il 65%. Il problema è che la produzione di rifiuti torna a salire e questo ci preoccupa”sottolinea Laurenti, che ammonisce di non cantar vittoria troppo presto dato che il traguardo raggiunto rischia però di essere vanificato dall’aumento dei rifiuti prodotti.

Palermo fanalino di coda nella raccolta differenziata

Chiudiamo con il dato più critico sul fronte dei rifiuti. Il capoluogo siciliano registra infatti la percentuale più bassa di raccolta differenziata tra tutti i 106 capoluoghi esaminati, fermandosi a un imbarazzante 19,7% secondo i dati comunali 2024 riportati dallo studio di Legambiente. Il risultato mette Palermo decenni indietro rispetto agli obiettivi europei, mostrando un fallimento strutturale nella gestione dei rifiuti urbani. Anche Foggia rimane sotto il 25% con il 24,4% di differenziata, seguita da Crotone con il 31,6%. Le tre città scontano l’assenza di sistemi organizzati di raccolta porta a porta e la carenza di impianti per il trattamento delle frazioni differenziate. “Le città del sud sono sempre più lontane. La prima è Cosenza, che perde tre posizioni, poi Cagliari. Per trovare un’altra città meridionale bisogna arrivare al cinquantaduesimo posto. La distanza tra nord e sud continua ad allargarsi”denuncia Laurenti, fotografando un divario che si amplia invece di ridursi. Il gap tra Palermo e Ferrara supera i 68 punti percentuali. Questo crollo del Meridione, spiega Laurenti, “si certifica anche quest’anno rispetto al resto del paese. Le città del sud faticano sempre di più perché chi non ha le possibilità, le capacità e le opportunità economiche non riesce a muoversi, non riesce a dare nemmeno un minimo riscontro”.



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