Com’è la situazione in Cisgiordania oggi, nelle parole dell’attivista palestinese Mohammad Hureini

Com’è la situazione in Cisgiordania oggi, nelle parole dell’attivista palestinese Mohammad Hureini


“Quando ero giovane, la natura mi circondava. Ora compriamo la nostra acqua dagli occupanti, dai coloni. Mohammad Hureinidetto Hamoudi, è un giovane attivista che vive in Cisgiordania, la cui vita normale, da studente, è stata sconvolta negli ultimi anni. A settembre è stato nei nostri studi in occasione della visita in Italia organizzata dal progetto Operazione Colomba. Un momento per riflettere su molti aspetti che riguardano i Territori palestinesi di ieri, oggi e soprattutto di domani.

Ci rubano pure l’acqua

Sempre sulla disponibilità di acqua per la popolazione palestinese ha affermato come la maggior parte dei paesi occidentali sia “complice e tratta con i coloni che comprano la nostra acqua mentre a noi, ai palestinesi, viene negato persino di averla”ha raccontato Hamoudi.

Cosa è cambiato dopo il 7 ottobre 2023? Cosa si può e si deve fare per garantire un futuro a un popolo che non trova pace da quasi 80 anni? Di tutto questo si è parlato in questa intervista che ha portato a galla molti ricordi e momenti vissuti fin dall’infanzia. E ancora, che conseguenze avrà la distruzione delle terre sulla capacità di un luogo che dovrebbe essere ricchissimo in biodiversità e “frutti”, sulla sua capacità di rigenerarsi? “Da decenni alla mia comunità vengono negati tutti i diritti umani essenziali, dall’acqua, all’elettricità, alle infrastrutture essenziali, ma ci sono state negate come politica attuata da Israele – prosegue l’attivista – per cacciare le persone dalle loro case, negando loro i propri diritti”.

Una pulizia etnica organizzata

Al contrario, “i coloni sono arrivati e si sono insediati nella nostra terra, con più diritti di noi e senza dover pagare nulla. È come se il governo israeliano gli offrisse l’opportunità di rimanere sulla nostra terra rubata e di ripulirla etnicamente dai suoi abitanti originari”.

È in questo contesto che molti capi di stato e di governo hanno riconosciuto lo stato di Palestina in un moto dettato da una distruzione della Striscia di Gaza senza precedenti, con decine di migliaia di persone uccise o lasciate morire di stenti. Ma la parola fine, nonostante il fragile cessate il fuoco in vigore dal 13 ottobresembra ancora lontana e molto difficile da scrivere: “Se ci fermiamo, chi ci difenderà? Come in questi giorni, nessuno difende i nostri diritti tranne noi palestinesi”. Nonostante tutto Mohammad Hureini ci crede ancora perché “questa nuova generazione è diversa dalle precedenti. E penso che ora le persone non resteranno più in silenzio. È tardi, ma possiamo cambiare le cose. Siamo noi che controlleremo i nostri governi in futuro. E penso di poter davvero scommettere sui giovani”.





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