Numeri e grafici sulle emissioni per capire davvero chi sta agendo e chi deve agire contro la crisi climatica

Numeri e grafici sulle emissioni per capire davvero chi sta agendo e chi deve agire contro la crisi climatica


IL Cop30 di Belém (Brasile), la trentesima conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici è qui. Ma come siamo messi con le emissioni a dieci anni dalla firma dell’Accordo di Parigi? Il primo trattato internazionale sul clima prevede l’impegno a contenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2 gradi Celsius. Quali sono i risvolti economici di questo sforzo di riduzione delle emissioni climalteranti, come l’anidride carbonica o il metano?

Emissioni totali o CO2 pro capite?

Non è solo una questione di lana caprina: dal punto di vista statistico, prendere in considerazione uno o l’altro indicatore porta a considerazioni molto diverse. “Se guardiamo alle emissioni complessive, troviamo tra i top emettitori Stati Uniti, Cina, Russia e, sempre meno, l’Unione europea. Sono queste le realtà che dovrebbero contribuire maggiormente all’abbattimento”spiega Valeria Costantinidocente di Politica economica e direttrice del dipartimento di Economia dell’Università Roma Tre, “se invece guardiamo le emissioni pro capite, Cina e India hanno ancora emissioni molto basse. E questo è uno degli ostacoli che gli Sherpa si troveranno di fronte per arrivare ad un documento di sintesi. Fatta questa premessa, come sta cambiando la curva delle emissioni di gas serra?

Se guardiamo agli ultimi 35 annivediamo che gli Stati Uniti d’America hanno guidato la classifica delle emissioni totali prodotte fino al 2025, anno in cui – a livello storico – sono stati superati dalla Cina che, nel 2023, è arrivata a sfiorare i 12 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente emesse in atmosfera, più del doppio di quelle riversate nell’atmosfera dagli americani.

Il grafico qui sopra consente di vedere l’andamento temporale delle emissioni. Il filtro nella parte bassa (in alto a sinistra per chi leggesse da desktop) consente di selezionare i paesi che si vuole mettere a confronto. Come si vede, intorno al 2010 l’India ha superato la Russiadiventando la terza nazione per emissioni su base annuale. Se però si guarda alle emissioni pro capite (grafico sotto), la situazione è molto diversa.

Qui si vede come l’America del Nordl’Oceania e l’Europache pure ha compiuto un forte sforzo di mitigazione delle emissioni, contribuiscono in misura maggiore alle emissioni climalteranti rispetto ai continenti ancora in via di sviluppo, come Asia, Africa e Sudamerica. Anzi, se si guarda alla mappa con i valori dei singoli paesi, si osserva un mondo spaccato in due:

Le nazioni in blu sono quelle che nel 2023 hanno presentato una quota di emissioni pro capite inferiore al valore mediano di 3,254 tonnellatementre in arancione ci sono le nazioni che hanno registrato valori superiori. Il filtro nella parte bassa (in alto a sinistra per chi leggesse da desk) consente di zoomare su un singolo continente. L’Italiacontro 5,27 tonnellate pro capite l’anno, è al di sopra – anche se di poco – della mediana.

Ma quindi, quale di questi grafici rappresenta in modo più corretto la mappa di chi deve agire e fare di più e più in fretta per affrontare il problema?

“Intanto diciamo che il mondo non ha ancora raggiunto il picco di emissioni e che la Cina è il paese che emette di più. Ma la CO2 non è come gli altri inquinanti, è molto stabile e rimane in atmosfera per centinaia di anni. Quindi quello che conta è l’accumulo”spiega Matteo Castelnuovoprofessore associato e direttore del Master in Sustainability Management della SDA Bocconi, School of management. La questione, in altre parole, non è tanto chi emetta di più ora, in totale o pro capite. Ma quanto sia stato emesso, in totale, nella storia. E qui entra in gioco l’economiain particolare quella basata sui combustibili fossilicome carbone, petrolio e gas.

Cos’è l’intensità carbonica e a cosa serve

Quanti gas serra si emettono per produrre mille dollari di prodotto interno lordo? O, in altre parole, qual è l’intensità carbonica delle singole economie nazionali? Il dato è molto variegato e, nel 2024oscilla tra le 0,023 tonnellate di Macao Tutto 1,8 della Mongolia. E anche in questo caso sembra premiare i paesi occidentali, Europa in testa, in prima linea sul tema della riduzione delle emissioni:

In realtà la questione è molto più complicata. “Quando una nazione decide di ridurre le emissioni, ci sono dei settori energy intensive che di fatto vengono chiusi. Ma i prodotti di quel settore continuano ad essere consumati, solo che vengono importati dall’estero”sottolinea Costantini. In altre parole, se una parte del merito della riduzione delle emissioni nei paesi industrializzati è legata alle politiche di decarbonizzazione, un’altra parte va alle nazioni del sud del mondo che si sono fatte carico di queste emissioni, a volte loro malgrado.



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