I trattori tornano a Bruxelles e l’accordo di libero scambio tra Mercosur e Unione europea slitta ancora (così Lula chiama Meloni)

I trattori tornano a Bruxelles e l’accordo di libero scambio tra Mercosur e Unione europea slitta ancora (così Lula chiama Meloni)


Uno dei dossier più ingombranti sul tavolo dell’ultimo Consiglio europeo riguarda l’accordo commerciale con il Mercosur che l’Unione europea dovrebbe chiudere dopo più di vent’anni di negoziati. Il Mercosur è il mercato comune sudamericano che comprende paesi quali BrasileArgentina, Uruguay e Paraguay (con il Bolivia in fase di adesione).

È l’accordo di libero scambio più grande mai negoziato dall’Unione in termini di popolazione coinvolta e volumi potenziali di scambio. Ed è anche uno dei più controversi. Giovedì sera, dopo ore di trattative, il voto necessario per procedere alla firma è stato rimandato ancora una voltaquesta volta a gennaio. A chiederlo sono state soprattutto Francia e Italia che, pur essendo due tra i principali sostenitori della seconda Commissione von der Leyentemono che quest’accordo possa scontentare in modo irreparabile il settore agricolo.

E gli agricoltori, fuori dai palazzi europei, stanno manifestando focosamente la loro contrarietà. Le conseguenze sono tendenzialmente due: la crescita di partiti anti-sistema, euroscettici in tutto il continente; il blocco fisico con trattori e altri mezzi di Bruxelles e altre città simbolo a seguito dell’arrivo da vari paesi di agricoltori e allevatori intenzionati a denunciare quello che considerano un accordo sbilanciato e pericoloso.

Un accordo già firmato, ma mai davvero concluso

Formalmente, l’accordo Ue-Mercosur è già stato firmato un anno fa. Von der Leyen era appena stata rieletta, rafforzandosi politicamentee poteva permettersi di scontentare anche alcuni alleati cruciali. Ma affinché entri in vigore serve il via libera politico del Consiglio europeosecondo un meccanismo di voto piuttosto complesso: occorre una maggioranza qualificata (almeno 15 stati membri che rappresentino il 65% della popolazione europea) e, allo stesso tempo, non deve formarsi una “minoranza di blocco” di almeno quattro paesi che rappresentino il 35% della popolazione.

È proprio su questo filtro che il processo continua a bloccarsi. Francia e Italia, insieme a Polonia e Ungheria, non sono necessariamente contrarie in linea di principio, ma chiedono garanzie aggiuntive per proteggere gli agricoltori, per i quali l’accordo aprirebbe la strada a ingenti importazioni prodotte con costi più bassi e con standard sanitari e ambientali meno rigorosi rispetto a quelli imposti in Europadove Bruxelles sta introducendo norme sempre più stringenti per ridurre le emissioni di gas serra nel settore agricolo.

UN relazione della Commissione europea ha riconosciuto, per esempio, che il Brasile, primo esportatore mondiale di carne bovina, non sia in grado di garantire l’assenza dell’estradioloE ormone della crescita vietato in Europa da decenni.

C’è poi il tema ambientalecon l’apertura ai mercati extra-europei che si confronta con l’ambizione verde della normativa sulla deforestazionesempre più ridimensionata dai continui compromessi. Uno studio commissionato dal governo francese e un altro dei Verdi europei avvertono che l’accordo potrebbe accelerare la deforestazione, soprattutto in Brasile, a causa degli allevamenti intensivi e delle coltivazioni che verranno incentivate.



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