Buen Camino è il film che sancisce la normalizzazione di Checco Zalone

Buen Camino è il film che sancisce la normalizzazione di Checco Zalone


Prima Zalone era uno dei pochissimi a fare la stessa cosa che facevano le commedie classiche italiane, cioè prendere in giro la massa, la gran parte degli italiani. I suoi personaggi erano degli scemi (come sempre nelle commedie) che avevano poco e rappresentavano tipologie umane diffuse: il ragazzo del sud con ambizioni di cantante che vive fuori dai cambiamenti sociali, il manager da quattro soldi con velleità di piccola scalata sociale e il mito di Berlusconiil viziato dal posto fisso con l’obiettivo di non lavorare nella vita. Ora fa quello che fanno tutti: prende in giro le élite, i pochissimi.

Il protagonista di Buon modo è il figlio di un magnate dei divani, ha ville e vita da Gianluca Vacchi e tutta l’ironia viene da come sia distaccato dai veri valori e interessato solo alla ricchezza. È facilissimo ridere di questo, perché sono gli altri, i diversi, quelli che hanno di più. Era più complicato, interessante e soddisfacente ridere invece dei propri vicini di casa. Lo si è sempre definito per questo un comico che fa “umorismo cattivo”; in realtà cattivi lo sono sempre tutti i comici. Lui era uno dei pochi a non prendersela con i potenti ma a rappresentare i molti impotenti, ma non per questo meno scemi. Di quel Checco Zalone rimane una parvenza in questo ultimo film. Qualche battuta sull’Olocausto e una su Gaza. Sulla carta, di quelle che gli altri non fanno; nella pratica, assolutamente innocue.

L’unico elemento ricorrente è quello del viaggio. Già in Cado dalle nubi si spostava al nord, a Milano; poi è andato in Africa in Tolo Toloin giro per l’Italia in Sole a catinelle e in Scandinavia in Quo Vado?. Ora è sul cammino di Santiago dove farà, c’è da reggersi forte, un cammino di purificazione. Niente di più inatteso. In questo film scritto con una pigrizia disarmante anche per gli standard già terra terra delle commedie dei comici televisivi, il ricco si spoglia dei suoi averi gradualmente ma soprattutto letteralmente, perdendo per strada oggetti del lusso, al seguito della figlia nel cammino e riscoprendo i veri valori lontano dal lusso.

Philipe Antonello



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