L’esempio migliore è Coneglianoche ha alle spalle il Gruppo Imoco, un’azienda veneta che opera nel settore delle etichette per bottiglie di vino, e che ha investito molto nella squadra locale di pallavolo, costruendo un nuovo palazzetto e permettendo alla squadra di diventare la migliore del mondo.
Gli investimenti sono resi possibili da un contesto economico sicuramente più alla portata rispetto a quelli di altre discipline. Secondo i dati riportati da “Sport Finanza”il budget totale delle 12 squadre di Superlega si attesta attorno ai 60 milioni di euro, con circa 4,5 milioni a squadra, fatta eccezione per i club più vincenti che si avvicinano ai 7 milioni.
Anche la gestione degli impianti non richiede grosse cifre: l’affluenza media nell’ultimo campionato è stata di 2.092 spettatori per partita, un dato comunque in crescita, ma in generale i palazzetti non hanno mai una capienza superiore ai 5mila posti.
Una condizione economica che facilita la possibilità di godere di investimenti duraturi.
La pallavolo può essere un modello per altri sport?
Questa domanda non ha una risposta univoca: dal punto di vista economico, i numeri fanno pensare che quello della pallavolo sia un modello difficilmente replicabile in discipline, come il calcio, con un valore decisamente diverso e maggiore.
Giusto per farsi un’idea, una squadra come il Leccetra quelle con meno capacità di spesa dell’attuale Serie A italiana di calcio, spende circa 67 milioni di euro per il mantenimento della propria struttura societaria, ovvero quanto il budget totale di tutte le squadre del principale campionato di pallavolo maschile.
Certamente il contesto economico è diverso per quanto riguarda sponsor e vendita dei diritti televisivi delle partite, ma la differenza rimane molto importante.
Non va infatti dimenticato che, al netto dei grandi successi della pallavolo di alto livello, il contesto economico del volley italiano è molto precario, e sono poche le figure, tra assistenti, addetti stampa e figure di contorno che, fuori dai grandi club, possono fare della pallavolo il proprio mestiere.
Ma lui Club Italia deve fare scuola
Diverso è il discorso legato alla programmazione e alla visione della Federazione: il Club Italia è un modello certamente replicabile, perché permette ai giovani giocatori di misurarsi con un contesto professionistico fin dai primi anni di carrieragarantendo così una crescita più lineare dal settore giovanile alle prime squadre; un passaggio chiave che invece è una delle problematiche tipiche del calcio.
Quello che dovrà decidere la pallavolo italiana, come movimento più ampio, che va dalla Federazione ai club, è come sfruttare nei prossimi anni questa scorpacciata di successi e in generale questo grande momento di popolarità: se continuare con questo modello, non correndo rischi, o provare a fare un passo in più aumentando le proprie ambizioni economiche, provando ad ampliare ulteriormente il proprio bacino di utenza anche fuori dai contesti provinciali.
Un bel pensiero su cui lavorare, mentre le squadre italiane dominano il mondo e la Pallavolo si attesta come una delle eccellenze italiane del 2025.
