Gli scacchi rimangono a tutt’oggi uno dei giochi più complessi, amati e studiati di sempre. Anche in Campo tecnologicosono stati uno dei primi banchi di prova per lo sviluppo di computer in grado di superare le capacità umane. Obiettivo raggiunto il 10 febbraio del 1996 Quando Profondo Blu ha vinto la prima, storica, partita contro l’allora campione del mondo in carica Garry Kasparov. Da allora, la capacità degli algoritmi e delle intelligenze artificiali di analizzare i problemi relativi agli scacchi e di sconfiggere anche i più bravi campioni umani non ha fatto che aumentare, grazie alla possibilità di approcciare la questione con quella che in informatica viene definita “forza bruta“(O. forza bruta), cioè calcolando tutte le possibili soluzioni di un dato problema, fino a trovare quella corretta.
Secondo il fisico Marc BarthelemyDell ‘università di Parigi-Saclayquesto vuol dire che nonostante i progressi fatti siamo in realtà ancora lontani da un’autentica “scienza degli scacchi”. Un problema a cui fortunatamente intende porre rimedio, studiando la partita a scacchi come sistema complesso da approcciare con i metodi della fisica statistica. I primi risultati di questa impresa sono stati pubblicati di recente sulla rivista Revisione fisica ee indicano che è possibile identificare dei “punto di svolta” nel corso delle partite a scacchi, posizioni in cui l’equilibrio della partita è destinato a sgretolarsi velocemente, portando uno dei due giocatori ad una rapida vittoria.
La fisica della partita a scacchi
E sistema complesso è un sistema dinamico composto da molteplici componenti che interagiscono tra loro in modo non lineare, rendendo impossibile studiarne l’evoluzione scomponendolo nei suoi singoli elementi. Esempi classici sono i sistema economici e i sistema climaticiche richiedono l’utilizzo di tecniche statistiche per essere analizzati, data la loro enorme complessità.
Vista in questi termini – scrive Barthelemy – una partita di scacchi è un sistema complesso relativamente semplicela cui evoluzione è governata dall’interazione tra un piccolo numero di costituenti. Nella sua analisi, il fisico ha deciso di considerare una partita come un albero di decisione, uno schema con tre possibili risultati – vittoria, sconfitta o pareggio – in cui i giocatori navigano facendo le proprie mosse e cercando di spingere la partita sul “ramo” che li porterà alla vittoria. È qui che entrano in gioco i “punto di svolta”: le analisi di Barthelemy dimostrerebbero infatti che esistono dei precisi momenti della partita in cui le posizioni sulla scacchiera si fanno instabili, e in cui il più piccolo errore tende ad avere conseguenze drammatiche sulla traiettoria che prenderà la sfida. Lo scopo della sua ricerca, ovviamente, è trovare un modo per identificarli.
L’analisi
Senza entrare troppo nei dettagli matematici, il lavoro di Barthelemy si basa su due concetti: che l’importanza di ogni pezzo sulla scacchiera, in un dato momento, dipende dal numero di interazioni che ha con le altre pedine, cioè quante ne può attaccare e difendere, e che la velocità con cui la situazione sulla scacchiera può cambiare dipende dalla facilità con cui i pezzi più importanti possono essere eliminati, una variabile che il fisico definisce “Punteggio della fragilità” (valore di fragilità).