Come sappiamo Donald Trump è un grande, grande fan dei dazi: nel corso del weekend sono entrati in vigore quelli nei confronti di Cina, Canada e Messico. Più precisamente: le imprese che importeranno determinati prodotti da quei Paesi dovranno pagare più tasse, e questo costo aggiuntivo si riverserà sui consumatori finali statunitensi, che a loro volta tenderanno a evitarli perché più cari rispetto ad alternative locali o provenienti da Paesi non coinvolti dai dazi.
Per il settore tecnologico la situazione potrebbe diventare piuttosto complicataperché la stragrande maggioranza dei chip e dei dispositivi proviene proprio da uno dei tre Paesi colpiti, la Cina. Per ora i dazi sono aumentati di “solo” il 10%, ma potrebbero salire ulteriormente, fino al 60%, se la Cina contrattaccherà con dazi ai prodotti americani (come ha già minacciato di voler fare).
Se questo scenario si dovesse effettivamente avverare, le stime della CTA (Consumer Technology Association) indicano che il prezzo di un computer portatile potrebbe crescere mediamente del 68%quello di uno smartphone (inclusi quelli Apple, che è americana ma che produce parte dei suoi dispositivi e soprattutto tutti i suoi chip in Cina) del 37%.
