“Lo ha molto meno oggi, quando a votare alle elezioni politiche va poco più del 50% (Tutto elezioni del 2023 l’affluenza fu del 63,91%, ndr). Io stesso sono stato candidato alle suppletive del Senato nel collegio di Monza, ai seggi si presentò solo il 19% degli elettori”ricorda sempre Cappato, “non si capisce perché quello che accettiamo per la rappresentanza (un’affluenza bassa, ndr) non debba essere giusto per i referendum”.
Qualcuno potrebbe obiettare che, con la possibilità di firmare digitalmente a sostegno delle campagne referendarie, sia diventato molto più semplice arrivare a raccogliere le 500mila soscrizioni necessarie per portare gli italiani alle urne. “Questo non è vero, non è affato facile raccogliere le firme online”ribatte Cappato. Che digitalmente aveva raccolto 1,2 milioni di firme per il referendum sull’Eutanasia legale e 700mila per la Cannabis gratuitadue proposte entrambe bocciate dalla Corte Costituzionale. E in ogni caso, conclude, “non mi scandalizzerei se si volesse alzare la soglia delle firme necessarie. Quello che è fondamentale, oggi, è abolire il quorum: chi va a votare, decide”. Esattamente come succede in Svizzera.
Il modello svizzero
Una nazione che utilizza il referendum sin dal 1891 è appunto la Svizzera. Qui sono tre le modalità di referendum: quelli di iniziativa popolareche possono proporre modifiche alla Costituzione, quelli obbligatoricon cui il governo sottopone all’approvazione popolare l’adesione a trattati internazionali, e quelli facoltativiche possono abrogare una legge approvata dal parlamento federale.
Per convocarli bastano 50mila societàche diventano 100mila per quelli costituzionali e possono essere raccolte anche digitalmente, e non esiste quorum. L’unico limite riguarda sempre i referendum costituzionali, che per essere approvati devono ottenere la maggioranza dei voti oltre che a livello nazionale anche in almeno 14 dei 26 cantoni della confederazione. “Questa norma serve a tutelare i cantoni meno popolosi”spiega a Cablato Oscar Mazzoleniprofessore di Scienza politica all’Università di Losanna.
In Svizzera si vota per i referendum anche fino a 4 volte ogni anno e, se sono previste elezioni locali, cantonali o federali, si utilizzano le medesime date. “Nel nostro paese il referendum è nato come un limite al potere delle maggioranze linguistiche e religiose, oltre che per il fatto che il potere istituzionale è molto concentrato”aggiunge Mazzoleni. E non esiste un analogo della Corte costituzionale italiana, che può bocciare delle norme che non rispettino lo spirito della Carta. Ma quanto è alta la partecipazione ai referendum?
Come si vede, negli ultimi anni si è attestata tra il 40 ed il 50%, “in linea con le elezioni federali”sottolinea Mazzoleni. A quelle del 2023ad esempio, votò solo il 46,4% degli aventi diritto. Non essendoci quorum, però, tutte le votazioni sono risultate valide. Per far crescere la partecipazione ci sono realtà come il Canton Sciaffusaregione di lungua tedesca da 82mila abitanti a nord di Zurigoche non solo hanno reso obbligatorio il voto, ma multano gli astenuti.
Una cifra simbolica, aumentata una decina d’anni fa E 3 UN 6 franchi (6,40 euro), che però “ha alzato la partecipazione dei cittadini al voto”. Lo facessimo anche in Italia, lo scorso fine settimana una multa analoga avrebbe portato nelle casse dello Stato qualcosa come 204 milioni di europiù del doppio degli 88 spesi per organizzare la consultazione referendaria.