Cocco spiega che è importante creare progetti partecipativi per diffondere consapevolezza del cambiamento climatico. La studiosa si occupa da anni dell’uso delle tecnologie digitali per coinvolgere i cittadini nell’osservazione, interpretazione e co-realizzazione di progetti nelle proprie aree di residenza: la lista delle possibilità è lunga, con mappe partecipate, piattaforme di negoziazione digitale, persino Minecraft. In alcune zone costiere dell’Irlanda ci sono sensori (sempre installati nell’ambito del progetto Score) che sono in grado di sfruttare l’elettricità e la connessione Wifi dei cittadini, ovviamente consapevoli e informati.
Su alcune spiagge, poi, sono stati fissati cartelloni esplicativi dotati di un alloggiamento per cellulari: chi passa può così fare una foto e inviarla agli scienziati. “L’immagine – dice Cocco – ci aiuta a capire e validare i dati dei sensori nel tempo”, senza doversi necessariamente recare sul posto ogni volta. Perché spedire uno scienziato fuori dal laboratorio per procurarsi una foto che può essere scattata da chiunque? O investire in dispositivi elettronici fissi quando possono bastare il dito di un passante, un cartello con le istruzioni e pochi secondi di tempo?
I kit per costruire sensori fai da te
Per i più motivati, sul sito di Score sono disponibili anche kit per prepararsi tutto da sé. Come, per esempio, quello per realizzare un misuratore di onde: con cinquecento euro si può acquistare il necessario per costruirselo a casa, o, più verosimilmente, in associazione con altri appassionati. Simile a quelli industriali quanto a prestazioni, il dispositivo impiega componenti che si possono reperire in un comune negozio di articoli per idraulici, cui si aggiungono un sensore di pressione e un micro-controller basato su Arduino. Una volta piazzato in acqua (tra gli otto e i dieci metri di profondità) l’apparecchio può monitorare varie caratteristiche del moto ondoso, che si tratti di altezza, passo o frequenza. Anche in questo caso, a essere controllato è il fenomeno dell’erosione costiera.
Per installare i dispositivi coinvolgendo ulteriormente i cittadini – e risparmiare qualche euro pubblico – Score suggerisce di organizzare delle sessioni con le scuole di sub del territorioche potranno anche essere coinvolte nel recupero una volta terminato l’esperimento. Ci penseranno poi gli scienziati a scaricare i dati contenuti su una scheda di Memoria SD. Ma attenzione: nonostante dare una mano alla scienza possa essere un’attività affascinante, gli studiosi avvisano che montare questi kit non è – comunque – operazione semplicissima. L’alto numero di componenti richiede mano ferma e una certa abilità con il saldatore: per questo motivo il consiglio è quello di coinvolgere gli studenti delle scuole tecniche o professionali del territorio e i club di appassionati di elettronica.