La crescente diffusione di droni sui campi di battaglia moderni ha creato una nuova e complessa sfida per le forze armate di tutto il mondo. Questi velivoli senza pilota, spesso piccoli, agili ed economici, possono essere impiegati per la ricognizione o come vere e proprie munizioni vaganti, rappresentando una minaccia costante e asimmetrica per truppe e veicoli corazzati.
In risposta diretta a questo scenario in continua evoluzione, l‘industria della difesa turca ha presentato una soluzione decisamente innovativa, nota come Alka-Kaplan. Si tratta di un sistema di difesa aerea ibrido, considerato il primo al suo genere a essere integrato su un veicolo cingolato, progettato specificamente per operare in prima linea e fornire uno scudo protettivo mobile alle formazioni meccanizzate.
La sua più grande peculiarità risiede in un approccio all’ingaggio strutturato in due fasi. Anziché affidarsi unicamente alla forza bruta, l’Alka-Kaplan prima individua la minaccia e tenta di neutralizzarla elettronicamente. Grazie a un potente sistema di disturbo elettromagnetico, noto come jammingè in grado di interferire con le comunicazioni e i sistemi di guida del drone avversario, rendendolo di fatto cieco e inoffensivo. Se questa prima contromisura non fosse sufficiente, entra in gioco la seconda fase: un laser ad alta energia che colpisce e distrugge fisicamente il bersaglio a mezz’aria. Questa combinazione letale di guerra elettronica e arma a energia diretta (DEWS) si rivela efficace contro un’ampia gamma di pericoli, dai mini e micro droni ad ala fissa o rotante, fino alle munizioni circuitanti e persino contro ordigni esplosivi improvvisati (IED) a bordo strada. Il sistema, inoltre, si avvale di algoritmi di AI per l’identificazione e il tracciamento rapido delle minacce.