Pare che Mela abbia costituito un nuovo team chiamato Risposte, conoscenza e informazionepiù brevemente AKI, che punta a realizzare un chatbot AI proprietarioStile CHATGPT in OpenIincentrato soprattutto sull’idea di fornire risposte alle domande dell’utente. Lo racconta Mark Gurman, giornalista di Bloomberg specializzato in Apple e relative anticipazioni, nell’ultima edizione della sua newsletter settimanale Power On. Se questa anticipazione si rivelasse corretta si tratterebbe di un dietro-front praticamente a 180° rispetto a quanto era stato dichiarato in passato: presentando Apple Intelligence, la società aveva confermato che non ci sarebbe stato nessun chatbot proprietario, citando scarso interesse del pubblico e uso limitato.
Secondo la fonte, internamente la posizione della dirigenza di Apple sui chatbot AI è stata ancora più ostile. Non solo viene rifiutata l’idea che l’assenza di un “AppleGPT”, per così dire, sia la ragione per cui il colosso di Cupertino sta affannando nella corsa all’AI, ma c’è un diffuso scetticismo proprio sul concetto di chatbot AI in toto. Le cose sono cambiate radicalmente rispetto all’anno scorso, però. ChatGPT e simili si stanno diffondendo a macchia d’olio, allucinazioni o no, e a questo punto è difficile immaginare quanto potrebbero evolvere, sia a livello qualitativo sia dal punto di vista della diffusione, nei prossimi tre o quattro anni.
Il punto nevralgico di un chatbot è una funzione che Apple di per sé non offre a nessun livello: la ricerca. Inquadrata da questo punto di vista, potrebbe rappresentare un tassello fondamentale per ridurre la propria relazione con Google. Apple ha provato in passato a slegarsi dal motore di ricerca, un po’ valutando partnership alternative e un po’ valutando di sviluppare un motore in proprio, ma ha sempre desistito – anche perché Google le paga miliardi e miliardi di dollari l’anno per rimanere il motore di ricerca predefinito di iPhone, iPad e Mac. Ma un cambiamento in questo senso è imminente – il governo USA dovrebbe porre fine a questo accordo nei prossimi mesi, perché giudicato anticoncorrenziale.