Perché gli ospedali in Francia devono prepararsi a scenari di guerra (e come si può fare)

Perché gli ospedali in Francia devono prepararsi a scenari di guerra (e come si può fare)


La medicina tattica, evoluzione della medicina militare, sta prendendo piede anche in ambito civile: sempre più personale del 118 e volontari partecipano a corsi dedicati, attratti anche dalla componente emotiva di un’emergenza che va oltre il classico incidente stradale. Alla base restano le manovre salvavita, ma l’approccio è più ampio: significa imparare a fare un triage adeguato, conoscere il territorio e porsi i problemi a monte, non a valle. Nelle grandi emergenzeinfatti, la differenza non la fa soltanto la competenza clinica, ma la capacità di pianificare. La medicina tattica impone di valutare in anticipo il contesto territorio, stagione, tipologia della popolazione coinvolta. Gestire feriti in un borgo di montagnacon case sparse, non è come intervenire in una città o in una metropoli.

“Fondamentale è anche la catena di comando, con un leader che assegna ruoli chiari e coordina la squadra, come accade nelle manovre di rianimazione. La pandemia di Covid ha mostrato come la risposta dovesse adattarsi a pazienti anziani e pluripatologici – spiega Bernini Carri – confermando l’importanza della pianificazione”. Un altro fattore cruciale è la resilienza della comunità: “I piccoli centri, sostenuti dal volontariato e dalla conoscenza reciproca, reagiscono meglio ai disastri rispetto alle grandi città, dove isolamento e frammentazione sociale rendono gli interventi più difficili”.

La formazionequindi, come spiega il dottor Bernini Carri, comprende anche il saper leggere una mappa geografica per orientarsi tra scenari urbani, rurali o montani, riconoscere ostacoli naturali e identificare la tipologia di popolazione coinvolta. Gli scenari di maxi-emergenza non comprendono solo pandemia o guerra, ma si applicano a eventi meteorologici estremi, al rischio industriale o a incidenti nucleari. Scenari del genere sono già la normalità per alcuni paesi vicini al nostro. Per questo la resilienza degli ospedali francesi, italiani o europei e la capacità di attivare piani di emergenza in modo tempestivo diventano cruciali.

“Le situazioni che fino a pochi anni fa ci sembravano impensabili, oggi sono concrete: la pandemia lo ha dimostrato chiaramente e se avessimo applicato il piano pandemico del 2006 la risposta sarebbe stata molto diversa”, constata Bernini Carri.

Come si prevedono gli scenari per essere pronti al peggio

Per tornare agli ospedali in Francia, prepararsi agli scenari futuri non è più un’opzione, è una necessità. Non riguarda soltanto la dimensione geopolitica della guerra: il concetto stesso di emergenza è cambiato. La crisi climatica dettata dal riscaldamento globale imporrà una revisione totale dell’assistenza sanitaria a fronte di numeri sempre più grandi di persone coinvolte da ondate di calore, alluvioni o altri eventi estremi. E il contesto internazionale, in continua evoluzione, rende plausibile che anche il nostro territorio possa diventare teatro di nuove “aggressioni”.

“Oggi parliamo di guerra, ma il rischio non si limita al fronte militare: l’Italia è circondata da centrali nucleari, alcune delle quali obsolete, situate appena oltre i nostri confini, in Francia e in Svizzera. Un incidente simile a Chernobyl o a Fukushimaanche se avvenisse al di fuori del territorio italiano, potrebbe avere conseguenze dirette su di noi – conclude Enrico Bernini Carri –. Prepararsi a simili eventualità non è catastrofismo, ma realismo. La chiave è avere una visione prospettica: prepararsi in anticipo riduce il caos e aumenta l’efficacia dell’intervento”.



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