Chiamateli startup studio, Venture Builder o Builder aziendale. Sono un tassello fondamentale per fare innovazione in Italia. A differenza degli incubatori o acceleratori tradizionali, che forniscono supporto esterno e temporaneo alle nuove imprese, gli startup studio creano direttamente le startup, agendo come co-fondatori. E secondo InnovUp, associazione che rappresenta il mondo dell’innovazione nazionale, si potrebbe adottare una serie di regole per agevolarne nascita e crescita.
Che cosa sappiamo
Che cosa sono gli startup studio
Gli startup studio mettono in campo capitale iniziale, team multidisciplinari e competenze operative che spaziano dal prodotto al marketing, fino agli aspetti legali e di recruiting. Questo approccio sistematico consente di sviluppare più progetti in parallelo e di accompagnarli anche oltre la fase di validazione sul mercato. In altre parole, non si limitano a far nascere un’idea, ma la seguono passo passo fino a trasformarla in un’impresa scalabile.
I numeri in Italia
Secondo i dati di uno studio condotto da Paolo Landoni, docente del Politecnico di Torino, e Social Innovation Monitor, presentati alla Camera dei deputati il 17 settembrein Italia sono stati censiti 56 Studio Studio E Venture Buildercon una forte concentrazione nel Nord del Paese (circa il 70%). Le loro dimensioni sono ancora contenute: il fatturato medio si aggira intorno ai 545 mila euro e il team medio conta circa 9 persone. Nonostante ciò, il fenomeno è in crescita: nel 2024 sono state valutate oltre 1.600 idee imprenditoriali e avviati 83 progettipiù del doppio rispetto a due anni prima.
Anche i finanziamenti stanno aumentando: le startup supportate hanno raccolto complessivamente 41 milioni di euro. Alcuni casi hanno ottenuto cifre molto significative, a dimostrazione della capacità degli studio di attrarre capitali e di portare sul mercato progetti di valore.
I benefici per l’ecosistema
Secondo l’indagine il modello studio porta con sé numerosi vantaggi. Il primo è la riduzione del rischio d’impresa: processi di validazione strutturati e risorse condivise aumentano le probabilità di successo delle iniziative. C’è poi la capacità di accelerare il time-to-marketportando un prodotto sul mercato più rapidamente rispetto a una startup tradizionale. Infine, gli studio fungono da catalizzatori di capitalecreando fiducia negli investitori e garantendo connessioni privilegiate con partner strategici. Da non sottovalutare anche l’impatto occupazionale: offrono opportunità qualificate e trattengono talenti che altrimenti potrebbero cercare altrove contesti più maturi.
Gli ostacoli normativi e burocratici
Nonostante il loro potenzialegli startup studio si scontrano con un quadro legislativo che non ne riconosce ancora pienamente la specificità. Le regole attuali sugli incentivi fiscali e sugli investimenti in startup innovativepensate per altri modelli, possono penalizzare chi detiene quote significative o fornisce servizi continuativi alle startup che crea.
Un limite particolarmente discusso è quello del 25% di partecipazioneche mal si adatta a strutture nate per essere co-fondatori. Inoltre, la mancanza di una categoria giuridica specifica rende difficile l’accesso a bandi e agevolazioni pubbliche, mentre permangono complicazioni amministrative e fiscali che rallentano la crescita del settore.
Le proposte per il futuro
Per superare questi ostacoli, Innovup e altri attori dell’ecosistema propongono una serie di misure concrete. La prima è il riconoscimento formale degli startup studio attraverso l’istituzione di un registro nazionale, che permetterebbe di certificare competenze e requisiti minimi, garantendo trasparenza e credibilità.
Accanto a questo, si propone di modificare la normativa esistente per consentire deroghe mirate al limite del 25% e al divieto di operazioni straordinarie, quando le attività fanno parte di processi di venture building certificati. Vengono inoltre suggeriti incentivi fiscali e contributivifinanziamenti a fondo perduto per le infrastrutture iniziali, e meccanismi di co-investimento pubblico-privato che potrebbero aumentare la disponibilità di capitale e favorire l’attrazione di investitori esteri.
Gli startup studio potrebbero rappresentare un asset strategico per l’Italia: non solo per la capacità di creare nuove imprese innovative, ma anche per l’impatto su occupazione, attrazione di capitali e sviluppo territoriale. Guardando agli esempi internazionali, da Rocket Internet in Germania a eFounders in Francia, emerge come il venture building possa generare unicorni e successi globali.