Internet Archive, come è finita la battaglia legale con l’industria discografica

Internet Archive, come è finita la battaglia legale con l’industria discografica


L’organizzazione aveva contestato le cifre ricordando che i download e gli ascolti erano relativamente bassi e citando anche un veterano dell’industria musicale, secondo cui i danni del progetto non superavano i 41mila dollari. Ciononostante, nel marzo 2025 le etichette hanno addirittura aumentato le richiesteaggiungendo una grande quantità di nuove opere di cui sarebbero stati violati i diritti. La stima dei danni è così salita a 700 milioni di dollari.

Le battaglie legali dell’Internet Archive

L’accordo con le etichette musicali arriva dopo la causa persa dall’Internet Archive contro gli editori nel 2024, che avrebbe potuto tradursi in risarcimenti molto pesanti. In quel procedimento, l’organizzazione aveva accusato le case editrici di non essere in grado di dimostrare che la sua Biblioteca di emergenza — un servizio online temporaneo che offriva accesso gratuito a milioni di libri digitali durante la pandemia — avesse ridotto le vendite. Gli editori, rappresentati dallo stesso team legale delle case discografiche, alla fine hanno però avuto la meglio, ottenendo un pagamento che anche in quel caso non è stato reso pubblico.

Dal momento che entrambe le controversie si sono chiuse con accordi riservati, è probabile che il vero costo che la difesa dei progetti di digitalizzazione ha comportato per la biblioteca online non venga mai alla luce.

In un documento presentato in tribunale prima dell’ultimo accordo, l’Internet Archive aveva sostenuto che le etichette discografiche avessero aggiunto al procedimento un’enorme mole di opere con l’obiettivo di aumentare la pressione e forzare un’intesa.

David Seubert, che ha usufruito del Great 78 Project e gestisce le collezioni audio della biblioteca dell’Università della California, Santa Barbara, in passato aveva dichiarato ad Ars Technica di sospettare che la causa intentata dall’industria musicale rappresentasse una sorta di vendettadato che i ricavi delle etichette non sembravano intaccati dal progetto. Secondo l’uomo, è possibile che le etichette semplicemente non apprezzassero “il modo in cui l’Internet Archive spinge i limiti del copyright e del fair use. “Ci sono persone che, come il fondatore di Internet Archive, vogliono forzare quei limiti, e i conglomerati mediatici vogliono spingere nella direzione opposta”ha commentato Seubert.

Questo articolo è apparso originariamente su Ars Technica.



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