Il piano rientra nella più ampia iniziativa denominata Orologio del fianco orientaleche prevede anche il rafforzamento delle difese terrestri fisiche attraverso sistemi anti-mobilità, la sicurezza marittima nel mar Baltico e nel mar Nero, e una componente di sorveglianza spaziale per la consapevolezza situazionale. Estonia, Lettonia e Lituania stanno già collaborando al progetto Linea di difesa balticauna serie di fossati anti-veicolo, barriere anti-carro, recinzioni e cancelli a chiusura rapida lungo il confine con la Russia. La Finlandia ha aderito all’iniziativa regionale e riceverà oltre un miliardo e mezzo di euro Dai fondi europei per il mantenimento del confine orientale, in uno degli investimenti più significativi nella sicurezza delle frontiere settentrionali dall’epoca della Guerra fredda. I ministri della difesa europei hanno concordato in una riunione virtuale il 26 settembre sulla necessità di sviluppare rapidamente questo sistema di difesa. Il nodo da provare a sciogliere riguarda però il finanziamento di tali progetti, che divide i paesi tra chi preferisce l’emissione di debito comune europeo e chi, come la Germania, preferisce utilizzare Safe, lo strumento finanziario da 150 miliardi di euro già istituito dall’Ue per l’acquisto di armamenti.
Diplomazia europea tra aperture all’India e veti ungheresi
Parallelamente alle questioni di difesa, il vertice di Copenaghen affronterà anche le complesse dinamiche diplomatiche che l’Unione europea sta gestendo su più fronti. La Commissione europea ha recentemente presentato una nuova strategia per rafforzare i legami con l’Indianonostante i rapporti problematici che Nuova Delhi mantiene con Mosca. L’alto rappresentante dell’Ue per gli Affari Esteri Kaja Kallasex primo ministro estone, ha ammesso che i legami dell’India con la Russia rappresentano un ostacolo significativo, citando in particolare la partecipazione indiana alle esercitazioni militari congiunte con Mosca e Bielorussia Zapad 2025, svoltesi vicino ai confini con Polonia e Lituania, oltre ai continui acquisti di petrolio russo da parte di Nuova Delhi. Bruxelles ha tuttavia scelto di non lanciare ultimatum che costringerebbero l’India a scegliere un campo, riconoscendo la storia dei rapporti tra i due paesi e l’importanza strategica che la democrazia più popolosa al mondo riveste per gli equilibri globali.
Un’ulteriore questione spinosa riguarda il 19esimo pacchetto di sanzioni contro la Russiaannunciato il mese scorso ma non ancora approvato da tutti gli stati membri. Il pacchetto prende di mira un elenco ampliato di banche e società energetiche russe e straniere, includendo aziende di Cina, Emirati Arabi Uniti, Kirghizistan e Tagikistan, secondo una bozza di allegato. Una questione che invece non sarà affrontata è la posizione di Germania e Italia sulle sanzioni a Israele. Secondo quanto riferito da un funzionario governativo a Politicoil cancelliere Friedrich Merz, atteso a chiarire il ruolo di Berlino a Copenaghen, ha già fatto sapere che la decisione sarà rinviata.
Sul fronte interno all’Unione, persiste il braccio di ferro con l’Ungheria riguardo all’adesione dell’Ucraina all’Ue. Budapest continua a porre il veto sui negoziati di allargamento a Kyiv, adducendo preoccupazioni sulle conseguenze dell’integrazione di un paese in guerra. Il presidente del Consiglio europeo António Costa, sta tentando di aggirare il veto ungherese attraverso un approccio procedurale che permetterebbe di preparare tutti i dossier tecnici necessari in anticipo, in modo che possano essere aperti e chiusi teoricamente nello stesso giorno una volta ottenuto il via libera di Budapest. Secondo il quotidiano Tempi finanziariBruxelles sta avviando un adeguamento delle procedure interne per superare l’ostruzionismo del primo ministro Viktor Orbánche ha anche organizzato un referendum consultivo nel quale il 95% dei votanti si è espresso contro l’adesione ucraina. Fonti diplomatiche europee confermano che questo approccio permetterebbe di continuare l’armonizzazione legislativa e la formazione istituzionale dei candidati senza ritardi politici, anche se l’ambizioso obiettivo di portare Kyiv nell’Unione entro il 2030 appare ormai irrealistico.