Dopo i chip, ora Taiwan vuole diventare la fabbrica dei droni del mondo pur di restare indispensabile

Dopo i chip, ora Taiwan vuole diventare la fabbrica dei droni del mondo pur di restare indispensabile


Ci sono vari tipi di droni in sviluppo o in uso: droni costieri e navali, droni offensivi “suicidi”, droni per ricognizione ad alta quota. Il governo ha anche promosso collaborazioni con aziende private e avvio tech per produrre droni duplice uso (cioè ad uso sia civile che militare), utili sia per la difesa sia per applicazioni commerciali.

I produttori di droni più noti

Tra i produttori più noti c’è Corporazione della Tigre del Tuonoun’azienda che negli anni scorsi ha acquisito grande visibilità grazie al suo drone suicida denominato “Eccessivo”. Questo sistema è progettato per missioni di precisione e ricognizione, con capacità anti-inceppamento e integrazione di intelligenza artificiale.

Un altro attore chiave è il Istituto nazionale di scienza e tecnologia Chung-Shan (Ncsist), principale ente di ricerca per la difesa taiwanese. Tra i suoi prodotti più rilevanti c’è il drone Albatro IIversione avanzata del Chung Shyang II. Questo UAV è dotato di radar ad apertura sintetica e può integrare missili Sky Sword o razzi da 2,75 pollici. Ha un’autonomia di volo di circa 16 ore e una portata massima di 300 chilometri.

Da produzione per uso interno a hub internazionale

L’attuale presidente, il più radicale Lai ching-tepunta a trasformare il settore in un hub globale delle catene di approvvigionamento “democratiche” (che in realtà ora Taipei chiama spesso “non rosse”), proprio come accaduto per i chip con Tsmc.

L’obiettivo è chiaro: rendere i droni “indispensabili” per il mondo, costruendo un ecosistema completo che vada dai piccoli componenti fino ai sistemi complessi, in modo da creare una nuova filiera irrinunciabile per i Paesi occidentali (e non). Il boom delle esportazioni non è solo frutto della spinta interna di Taipei, ma anche della congiuntura internazionale. Dopo che la Cina ha bloccato la vendita di droni all’estero, diversi Paesi europei – Polonia e Repubblica Ceca in testa – hanno iniziato a rivolgersi a Taiwan.

Lo slogan proposto da Taipei è quello di qualità rispetto alla quantitàcioè qualità prima della quantità. In un settore dominato dalla Cina per numeri e prezzi, l’unico modo per distinguersi è offrire sistemi presentati come affidabileintegrati e più sicuri. Il tentativo, come accaduto per i chip, è quello di creare un modello esteso. Non si tratta solo di droni finiti, ma di un intero ecosistema tecnologico – dai motori ai software di controllo, fino ai programmi di addestramento congiunti – che possa garantire interoperabilità operativa.

Quali sono gli ostacoli a diventare leader del settore?

Nonostante i progressi, le ambizioni di Taiwan devono fare i conti con due grandi ostacoli.



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