María Corina Machado, chi è davvero il premio Nobel che non dispiace a Trump

María Corina Machado, chi è davvero il premio Nobel che non dispiace a Trump


Il Consiglio elettorale nazionale non ha mai pubblicato i risultati completi del votogiustificando il ritardo con un presunto attacco hacker non provato: un’anomalia senza precedenti. Dunque bisogna credere all’opposizione, che sostiene di aver ottenuto due terzi dei voti, contati da alcuni organismi indipendenti che ne confermano la plausibilità. Mentre il Centro Carter e una missione delle Nazioni Unite hanno detto chiaramente che le elezioni “non hanno rispettato gli standard internazionali“.

Persino i presidenti di Brasile, Colombia e Messicotradizionali alleati di Caracas, hanno preso le distanze, con il presidente brasiliano Lula e quello colombiano Gustavo Petro che hanno chiesto espressamente nuove elezioni.

Per di più, spiega Hetland, di autenticamente socialista in Venezuela è ormai rimasto poco: Maduro sta adottando politiche sempre più neoliberiste e una repressione brutale che colpisce soprattutto i più poveri, come dimostrano le proteste spontanee di massa nei quartieri popolari di Caracas e in tutto il paese. Sono state più di 900 le manifestazioni nel 2024. E sui ceti medi impoveriti, il messaggio da rottamatrice di Machado ha una forte presa.

Il sostegno di Trump a Machado

La leader venezuelana è anche parte integrante di una rete transnazionale della nuova destra globale: vicina al partito spagnolo Voxostile a Cina e Russia (che spesso vengono in soccorso di Maduro) e garante, per l’alleato statunitense, di quel programma di ristrutturazione estrema di un’economia già al collasso. Sono oltre 7 milioni i venezuelani emigrati all’estero negli ultimi dieci anni: cifre da paese in guerra.

Proprio per questo è in perfetta sintonia con Trump, che peraltro è stato ringraziato “immensamente” da Machado per aver schierato navi da guerra nel mar dei Caraibi e aver affondato diverse navi di presunti narcotrafficanti. L’amministrazione statunitense sostiene che si tratti di operazioni antidroga – quattro negli ultimi due mesi, con decine di vittime – contro il gruppo criminale venezuelano Treno dell’Araguama numerosi esperti e organizzazioni per i diritti umani le definiscono esecuzioni extragiudiziali e gravi violazioni del diritto internazionale, che hanno ucciso forse anche diversi minorenni: il segnale di un ritorno a logiche autoritarie e di una palese escalation.

Sul caso di Alberto Trentini

Se anche il Partito democratico italiano si unisce alle congratulazioni per il premio, il governo Meloni deve tenere conto del caso di Alberto Trentiniil cooperante di Umanità e inclusione detenuto in Venezuela dal novembre 2024, usato come ostaggio diplomatico.
La nomina del diplomatico Luigi Vignali ha aperto nei giorni scorsi un canale di dialogo diretto con Caracas. Ma il clima politico rende più delicata la posizione di Trentini.

Dopo il Nobel e la possibile sospensione delle ostilità in Medio Oriente, gli Stati Uniti potrebbero adottare con il Venezuela una posizione sempre meno ambigua. Le conseguenze di un simile intervento sarebbero catastrofiche e tutt’altro che pacifiche, dice Hetland: “Machado invoca esplicitamente l’uso della forza militare per rovesciare Maduro, e chi le ha assegnato il Nobel è stato irresponsabile“.





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