Diane Keaton, la star premio Oscar di “Annie Hall”, dei film “Il Padrino” e di “Il padre della sposa”, i cui modi eccentrici, vibranti e profondi l’hanno resa una delle attrici più singolari di una generazione, è morta. Aveva 79 anni.
People Magazine ha riferito sabato che è morta in California con i propri cari, citando un portavoce della famiglia. Nessun altro dettaglio era immediatamente disponibile e i rappresentanti di Keaton non hanno risposto immediatamente alle richieste dell’Associated Press.
La notizia inaspettata è stata accolta con shock in tutto il mondo. Keaton è stata il tipo di attrice che ha contribuito a rendere i film iconici e senza tempo, dalla sua frase “La-dee-da, la-dee-da” nei panni di Annie Hall, adornata con cravatta, bombetta, gilet e pantaloni color cachi, alla sua svolta straziante nei panni di Kay Adams, la donna così sfortunata da unirsi alla famiglia Corleone.
Anche le sue interpretazioni da star negli anni ’70, molte delle quali nei film di Woody Allen, non furono un fuoco di paglia, e avrebbe continuato ad affascinare le nuove generazioni per decenni grazie, in parte, a una collaborazione di lunga data con la regista Nancy Meyers.
Ha interpretato un uomo d’affari che inaspettatamente eredita un bambino in “Baby Boom”, la madre della sposa nell’amato remake di “Il padre della sposa”, una donna appena single in “Il club delle prime mogli” e una drammaturga divorziata che viene coinvolta con il dirigente musicale di Jack Nicholson in “Qualcosa può succedere”.
Keaton vinse il suo primo Oscar per “Annie Hall” e venne nominata altre tre volte, per “Reds”, “Marvin’s Room” e “Something’s Gotta Give”.
Alla maniera di Keaton, dopo aver accettato l’Oscar nel 1978, rise e disse: “Questo è qualcosa”.
Keaton è nata Diane Hall nel gennaio 1946 a Los Angeles, sebbene la sua famiglia non facesse parte dell’industria cinematografica in cui si sarebbe trovata. Sua madre era una casalinga e fotografa, e suo padre lavorava nel settore immobiliare e nell’ingegneria civile.
Keaton è stata attratta dal teatro e dal canto mentre era a scuola a Santa Ana, in California, e ha abbandonato il college dopo un anno per provare a Manhattan. La Actors’ Equity aveva già una Diane Hall tra le sue fila e prese Keaton, il nome da nubile di sua madre, come suo.
Ha studiato con Sanford Meisner a New York e gli ha attribuito il merito di averle dato la libertà di “tracciare il complesso terreno del comportamento umano all’interno della sicurezza della sua guida. Ha reso divertente giocare con il fuoco”.
“Più di ogni altra cosa, Sanford Meisner mi ha aiutato a imparare ad apprezzare il lato più oscuro del comportamento”, ha scritto nel suo libro di memorie del 2012, “Then Again”. “Ho sempre avuto l’abilità di percepirlo, ma non ancora il coraggio di addentrarmi in un territorio così pericoloso e illuminante.”
Ha esordito sul palcoscenico come controfigura nella produzione di Broadway di “Hair” e in “Play It Again, Sam” di Allen nel 1968, per il quale ha ricevuto una nomination ai Tony.
Keaton ha fatto il suo debutto cinematografico nella commedia romantica del 1970 “Lovers and Other Strangers”, ma la sua grande svolta è arrivata qualche anno dopo, quando è stata scritturata nel film “Il Padrino” di Francis Ford Coppola, che ha vinto il premio come miglior film ed è diventato uno dei film più amati di tutti i tempi. Eppure anche lei ha esitato a tornare per il sequel, anche se dopo aver letto la sceneggiatura ha deciso diversamente.
Gli anni ’70 sono stati un periodo incredibilmente fruttuoso per Keaton grazie in parte alla sua continua collaborazione con Allen sia in ruoli comici che drammatici. È apparsa in “Sleeper”, “Love and Death”, “Interiors”, Manhattan”, “Manhattan Murder Mystery” e nella versione cinematografica di “Play it Again, Sam”.
Allen e il defunto Marshall Brickman hanno dato alla Keaton uno dei suoi ruoli più iconici in “Annie Hall”, la donna contagiosa di Chippewa Falls che Alvy Singer di Allen non riesce a superare. Il film è considerato una delle più grandi commedie romantiche di tutti i tempi, con al centro l’eccentrica e autoironica Annie di Keaton.