Che cosa si nasconde dentro un’opera d’arte? Art from Inside, i capolavori svelati e rivelati grazie alla scienza

Che cosa si nasconde dentro un’opera d’arte? Art from Inside, i capolavori svelati e rivelati grazie alla scienza


Osserviamo la Dama del Pollaiolo, capolavoro assoluto dell’arte al Museo Poldi Pezzoli di Milano, un profilo di donna di rara bellezza, realizzato da Piero del Pollaiolo tra il 1470 e il 1475 nella bottega fiorentina che condivideva con il fratello Antonio. Per molti, questa testa dall’aria distaccata ed elegante è una delle opere più raffinate del Quattrocento. A osservarla pare sospesa nel tempo, perfetta. Eppure.

La celeberrima Dama del Pollaiolo, capolavoro-simbolo del Museo Poldi Pezzoli di Milano

G. & L. Malcangi

Ogni opera d’arte nasconde al suo intento una storia da raccontare. La Dama del Pollaiolo, ad esempio, ha avuto bisogno di una TAC per restare così bella. Lo racconta in maniera suggestiva la mostra “Art from Inside. Capolavori svelati tra arte e scienza”, progetto culturale multidisciplinare ideato da Fondazione Bracco UN Palazzo Reale di Milanofino al 6 gennaio: il percorso espositivo ci accompagna in un viaggio affascinante nell’arte tra Quattrocento e Settecento, svelando – grazie ad analisi diagnostiche non invasive e a riproduzioni in scala 1:1 – gli strati nascosti di nove capolavori, tra cui la nostra Dama, attraverso un racconto immersivo e multimediale.

È una mostra che racconta tutto il mondo della ricercadel restauro, della tutela e della valorizzazione delle opere d’arte e della Dama veniamo appunto a sapere che tra il 2024 e il 2025 è stata sottoposta a un importante intervento conservativo visibile al pubblico in una sala del Museo Poldi Pezzoli, preceduto da una campagna di diagnostica per immagini tra le più avanzate mai condotte su un’opera antica. Tra le tecniche impiegate, anche una TAC realizzata con tecnologie mediche adattate ai beni culturali che ha permesso di esplorare l’interno della tavola di pioppo: un’unica asse, attraversata da gallerie di tarlo e da due traverse in legno inserite nel secondo dopoguerra, a pochi millimetri dallo strato pittorico. Queste traverse, pensate per mantenere la tavola perfettamente piatta, con il tempo hanno generato forti tensioni nel legno e nella superficie dipinta, rendendo l’opera vulnerabile. Oggi, un’impercettibile fenditura verticale attraversa il volto della giovane: una frattura che è stata stabilizzata grazie a un nuovo sistema flessibile, che consente alla tavola di adattarsi ai cambiamenti ambientali. Nel recente intervento, gli scassi lasciati dalle vecchie traverse sono stati riempiti con tasselli in pioppo antico, e il sistema è stato sostituito con nuove traverse flessibili dotate di molle coniche, che assecondano i naturali movimenti del legno senza causare dannio.



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