Nonostante le criptovalute si siano rivelate immensamente redditizie per la famiglia Trump (e viceversa), nell’alleanza chiave che ha contribuito a riportare il presidente al potere cominciano a emergere le prime crepe. In questo senso, le tensioni sulle recenti iniziative legislative potrebbero essere un’anticipazione di altri scontri in arrivo. E pur non facendo lo stesso rumore della rottura tra Musk e Trumpsono rivelatorie delle dinamiche di potere nel governo Trump 2.0 e potrebbero avere importanti implicazioni per l’economia globale.
Il sodalizio tra Trump e le criptovalute
L’anno scorso in questo periodo, Trump riusciva a far uscire la sua campagna elettorale da una crisi di liquidità, coincisa con l’investitura di Kamala Harris come candidata del Partito democratico. Mentre l’ex vicepresidente Harris risollevava il morale dei donatori del suo partito, milioni di dollari in criptovalute venivano riversati in quello che allora era noto come Save America Pacun comitato per la raccolta fondi che fino a quel momento aveva coperto molte delle spese legali di Trump.
Gran parte dell’atteggiamento del settore nei confronti del Partito repubblicano era basato sulle sensazioni. Alcune mie fonti nella cerchia di Trump e nella comunità crypto hanno dichiarato di ritenere che l’amministrazione Biden e il Partito democratico fossero in generale troppo ostili alle imprese basate sulla blockchain.
“Per un po’, la comunità delle criptovalute è stata quasi libertaria e apolitica“, mi spiega una fonte legata al mondo delle donazioni politiche. Ma con la crescita del settore durante l’amministrazione Biden, è arrivata una maggiore regolamentazione. La Securities and exchange commission statunitense (Sec) ha avviato almeno 83 azioni legali legate alle criptovalute, e i donatori hanno percepito “un’ostilità” da parte della Casa Bianca che li ha spinti a rifocillare le casse di Trump, aggiunge la fonte.
La fine dell’idillio
Tuttavia, fonti vicine sia a Trump che al mondo blockchain riferiscono che i donatori di criptovalute sono diventati impazienti di far fruttare l’investimento nella campagna elettorale. Da questo punto di vista, l’approvazione delle parti del Genius act e del Clarity act preferite dal settore rappresentava l’occasione per passare all’incasso.
È qui che sono entrate in gioco Coinbase e a16z. Entrambe le aziende hanno legami con persone chiave nell’orbita di Trump. Chris LaCivita, l’ex co-responsabile dell’ultima campagna elettorale del presidente, lavora nel consiglio consultivo globale dell’exchange, mentre a16z è co-fondata da Marcs Andreatsmiliardario della Silicon Valley, che esercita la sua influenza principalmente attraverso il vicepresidente JD Vance. Secondo due fonti che hanno familiarità con la questione, queste potenti figure volevano fondere la legge sulle stablecoin con il più ambizioso e ampio Clarity act. Nello specifico, Coinbase ha fatto arrabbiare i Repubblicani alla Camera, riporta un’altra persona nella cerchia del partito e di Trump.
Un altro punto di scontro, spiega l’alto funzionario dell’amministrazione, è che Coinbase avrebbe intrattenuto rapporti troppo amichevoli con i Democraticifacendo entrare anche David Plouffe, ex stratega di Barack Obama e Harris, nel consiglio consultivo globale dell’organizzazione. Anche se negli Stati Uniti molte industrie dipendono dalle buone relazioni con i legislatori di entrambi i partiti, il cerchio magico di Trump è diventato sempre più diffidente nei confronti di qualsiasi forma di cameratismo tra il mondo delle criptovalute e i Democratici.
Il messaggio della cerchia di Trump alla comunità delle criptovalute in vista della prossima fase legislativa è semplice: state alle nostre regole oppure provate pure a cavare qualcosa dai Democratici in futuro.
Questo articolo è apparso originariamente Siduciti.