Il carbone perde mercato e calano, di conseguenza, gli occupati nel settore. In soli dieci anni l’industria carbonifera americana ha visto svanire 30mila addetti, da 70mila a 40mila oggi. La perdita di posti di lavoroperò, non è legata solo alla concorrenza di altre fonti più pulite e convenienti, ma anche all’automazione dei processi estrattivi che riduce il bisogno di manodopera umana.
Il boom dell’intelligenza artificiale e la domanda asiatica
Trump aveva promesso che avrebbe salvato il carbone già durante il suo primo mandatoma non c’era riuscito. Adesso, però, il contesto è effettivamente molto diverso: la domanda di elettricità degli Stati Uniti è tornata a crescere dopo decenni di stagnazione, grazie ai consumi dei data center per l’intelligenza artificiale e all’elettrificazione dei processi industriali.
Nel breve termine, dunque, il carbone potrebbe beneficiare di questa situazione, anche se le sue prospettive di lungo periodo rimangono poco positivo. Per Trump, infatti, la generazione elettrica dal carbone si lega indissolubilmente all’ambizione di “dominare” il settore dell’intelligenza artificialeche necessita di elettricità in abbondanza. Tuttavia, è improbabile che le grandi compagnie tecnologiche americane – le cosiddette Grande tecnologia – accettino di alimentare i loro centri dati con il combustibile più “sporco” perché ciò rappresenterebbe un tradimento troppo grande dei loro impegni sulla riduzione delle emissioni; emissioni, peraltro, che sono già in aumento.
Altri paesi, invece, potrebbero non avere gli stessi scrupoli. Nel mondo la domanda di carbone è in crescita e la maggiore utilizzatrice è la Cinache lo utilizza per affiancare la capacità eolica e solare: nel 2024 ha avviato la costruzione di nuove centrali a carbone per quasi 100 gigawatt. I mercati di sbocco adocchiati da Washington, però, sono soprattutto la Corea del sud e il Giapponeche non hanno intenzione di rinunciare in tempi brevi al carbone e stanno anzi investendo in nuove tecnologie che ne riducano l’impronta emissiva (il co-conquista con l’ammoniacaad esempio).
“Le mosse di Trump hanno avuto l’effetto di convincere alcune utilities americane a reinserire il carbone nei loro piani di sviluppo a lungo termine. Georgia Power, per esempio, la più grande fornitrice di elettricità dello stato della Georgiaha proposto di prolungare il periodo di esercizio dei suoi impianti a carbone, che in precedenza erano stati destinati alla dismissione”, ha spiegato a Cablato Agata Gugliotta, ricercatrice presso Rie – Ricerche industriali ed energetiche.